La nonna alla propria vita concedeva solo l'essenziale, aveva ridotto tutto alla semplicità sia nel cibo, nella propria casa che nel vestire con semplici abiti a tinta unita.
Unica civetteria che si concedeva erano i capelli che portava lunghi e legati sulla nuca. Dario pensava che per via dell'età i capelli della nonna dovevano essere tutti bianchi ma guardandoli non avrebbe saputo dire di quale colore fossero, ce n'erano di neri e di molto chiari; quasi biondi ma a predominare era il rosso scuro.
La nonna otteneva sui capelli quei colori con le erbe, che Dario quando andava su in montagna le aveva visto raccogliere e poi pestare nel mortaio per estrarne i succhi.
" Lo so bene come ti senti" gli diceva la nonna " c'erano giorni in cui anch'io avrei voluto non dover più vivere, forse un giorno ti dirò il perché "
Dario sapeva che non glielo avrebbe mai detto, era una storia di quando lui non era ancora nato, una
volta ne aveva sentito parlare in casa da sua madre.
Riguardava un figlio che la nonna aveva perso, un figlio di cui lui portava il nome. Per due giorni l'avevano cercato sotto la pioggia per poi trovarlo lassù, tra le rocce al di sotto del sentiero stretto e intagliato nella roccia da cui dissero fosse caduto. Ma la nonna aveva serbato in petto il pensiero che quel figlio abituato ai sentieri di montagna fin da piccolo si fosse buttato e non caduto ed accusava se stessa di non aver dato importanza a quella tristezza che era ben chiara nel figlio. La nonna pensava si trattasse di qualche ragazza e non voleva essere troppo invadente nella vita di quel ragazzo che stava facendosi uomo.
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