Avevo circa tredici anni quando un giorno passando vicino ad una donna che pascolava due pecore mi dice:
" Me lo faresti un piacere? M'ha scritto un mio cugino di Lucca che vuole venirmi a trovare, è da anni che di lui non so più nulla, se ti do la su lettera mi fai il piacere di rispondergli? Digli pure che può venire quando vuole. Però prima di chiuderla fammi leggere quello che hai scritto e se non ti dispiace, ti do i soldi per il francobollo e quando vai a scuola me la spedisci."
Quella donna aveva imparato a leggere ma non a scrivere perché non l'avevano mai mandata a scuola.
Mi ricordo che quella lettera conteneva tante belle parole, l'uomo d'una sessantina d'anni scriveva d'aver perso da poco la moglie che tanto amava e voleva tornare a vedere i luoghi dove era vissuto da bambino con i nonni.
Io non ricordo cosa gli scrissi, ma quando portai la alla donna questa mi disse: " leggila te che senza occhiali non ci vedo ".
Era seduta sul soglio della porta della stalla , mentre leggevo stava zitta, e poi con un lembo del grembiule s'asciugò gli occhi e mi disse: " vattelo piglia n'culo ! " Era imbarazzata per la commozione.
" va bene, chiudila e domani spediscila".
Fu quella la prima di tante lettere che scrissi ad Angelo, sempre come se le scrivesse la cugina.
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