Dietro la mia schiena sento la rugosa corteccia della vecchia quercia a cui m'appoggio.
Il sole sta chino sulla pianura e nell'ultima luce del giorno arrossa le pietre del muro. Questa quercia che già spandeva ombra e ghiande prima che cominciassero i miei giochi, continuerà a farlo nel tempo, quando io non avrò più giorni.
Anche il pietrisco che sta stretto, nel buio, imprigionato dalle radici continuerà ad essere oltre il tempo a me concesso. E più giorni dei miei avranno le pietre del sentiero.
Immutabili nel tempo a me dato queste montagne.
Ma se ciascuno di noi è poca cosa e breve è la nostra vita perché ogni goccia di dolore che ci scende dentro sembra eterno?
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