La nostra amicizia ha una lunga data ma i nostri incontri sono sempre stati casuali. Ci incontravamo magari ai mercati, alle feste come ai funerali. Ma c'era qualcosa a farci simili al di la del diverso tipo di vita che ognuno di noi aveva, delle nostre diverse età e cose materiali che l'una aveva e all'altra mancavano.
Era il dolore che l'una conosceva dell'altra, il dolore di lei era datato ma non per questo meno sentito, mentre il mio era recente ed aveva aperto in me spaccature che lei per esperienza sapeva non si sarebbero mai colmate.
Ognuna di noi reagiva alla sofferenza in modo diverso, io mi chiudevo in un muto inselvatichimento, mentre lei sembrava la persona più serena del mondo. Teneva tutto nascosto sotto una quieta espansività, sempre sorridente ed aperta verso tutti ma simile a me nel non parlare di ciò che si portava dentro.
Ma ora qualcosa in lei ha ceduto, l'ultima volta che l'ho vista ho pensato alla fuliggine che si attacca alle foglie della camelia che vedo dalla mia finestra. Una nera fuliggine che sembra una polvere leggera ma in realtà la sta soffocando ricoprendo sempre più foglie e tutta la pioggia dell'inverno non è riuscita a lavarla via.
Non a caso spesso vengo a passare davanti alla sua casa dove alle finestre prima pendevano rossi gerani ed erano un invito a fermarsi.
Passo spesso davanti a quelle finestre chiuse e con le tende tirate perché talvolta in quelle tende vedo aprirsi un piccolo spiraglio. Forse incuriosita dal rumore dei passi guarda chi è ma non vuol esser vista, non ha voglia di parlare on nessuno. Io le faccio un cenno di saluto, lei allarga un po' più la tenda, e vedo un sorriso appena accennato, sincero ma senza colore come le bianche camelie che in questi giorni cominciano a schiudersi sui rami davanti alla mia finestra.
Non ho mai bussato alla sua porta e se lo facessi ora temo che non mi aprirebbe. Vorrei che un giorno mi chiedesse d'entrare ed allora vorrei potergli dare in prestito il mio cuore il mio " sentire " e metterlo di fianco al suo.
Senza parole, perché non ne saprei trovare di giuste, vorrei che " sentisse " che val la pena d'aprire quelle finestre e uscire fuori, altro non fosse che per sentire sulla pelle il sole tiepido di questa stagione.
( 9 marzo diario di A. )
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