Piccola signora, non posso pensare a te con un nome diverso, mentre aperta la scatola polverosa e srotolando i vecchi fogli di giornale mi ritrovo in mano la prima tazzina di porcellana che mi regalasti per il mio matrimonio.
" Piccola signora " pensai la prima volta che ti vidi, simile ad una bimba invecchiata, presto feci ad accorgermi che non accettavi che qualcuno ti chiamasse" signora "
Le donne, in paese, che avevano la tua età usavano abiti scuri e spesso neri, eri l'unica a indossare abiti colorati e così, guardandoti a distanza con la tua figura minuta potevi sembrare una bimba.
Talvolta mi chiamavi per farti aiutare a spostare vasi di fiori che per te erano troppo pesanti ed in queste occasioni mi raccontavi qualcosa di te.
Mi raccontasti di quel fidanzato e della colletta che fecero i parenti perché potesse raggiungere un suo zio nelle Americhe, della sua partenza e promessa di tornare con i soldi per mettere su famiglia.
Dopo due anni preparando il corredo e aspettando sue notizie pensavi che in quel paese lontano si fosse perso ricevesti una lettera con il biglietto per raggiungerlo.
Lui non sarebbe più tornato, laggiù aveva fatto una piccola fortuna e voleva che tu lo raggiungessi. non riuscisti a trovare il coraggio di attraversare il mare, quel mare dove eri stata una sola volta con lui, il quale ti convinse a mettere i piedi dentro quell'acqua che sentivi ostile, sempre in movimento, che t'avvolgeva le caviglie con forza e ti tirava verso di se. E poi c'era il rumore, quel rumore continuo del mare che continuavi a sentire anche mentre ritornavi a casa.
Chiudesti nella cassa del corredo, quell'unica lettera e tutti i desideri e con essi la tua gioventù.
Con la tua valigia di cartone legata con una vecchia cintura partisti per attraversare un mare di terra per andare in una casa come non avevi mai visto; una casa di signori.
E li hai cresciuto due generazioni di ragazzi, senza mai far parte veramente di quella famiglia, finché anziana, sei ritornata in paese.
Un giorno m'ha fatto salire nella tua camera, hai aperto un baule e con piccole mani d'avorio ingiallito ne hai tirato fuori un pacco leggero e ben confezionato, l'hi posato sul letto ed un po' tremante m'hai mostrato il contenuto.
Era un abito da sposa, molto bello, ma per le proporzioni somigliava ad un abito per la prima comunione; ero veramente sorpresa.
" è per me" m'hai detto senza darmi il tempo di far domande " Io non ho mai avuto il vestito da sposa e quando muoio voglio esser seppellita con questo abito bianco!"
Eri scesa a valle diverse volte per farti confezionare un abito da sposa su misura; chi l'avrebbe mai pensato !E non solo! T'eri fatta fare anche la lapide con la foto a figura intera dove indossavi l'abito da sposa ed il velo.
Su quella tomba che ti facesti costruire mancava solo una cosa, l'ultima cosa: la data.
Allora t'immaginai mentre eri dal sarto, e dal fotografo, non ignara delle reazioni che avrebbero avuto.
Molti si stupirono passando davanti a quella tomba ed i parenti ti rimproveravano di quell'idea a dir poco bizzarra , sentendosi loro stessi un po' ridicoli, volevano farti togliere quella foto ma volgevi lo sguardo altrove senza rispondere.
Passarono altri cinque anni e su quella lapide fu messa l'ultima data.
( qualunque riferimento a persone è puramente casuale )
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