Da questa terra d' acque guardo su, in alto ai miei monti azzurri.
Cattedrali di marmo, immense quali mai ha sognato di costruire mano d'uomo.
Cime protese, in gara nel loro desiderio d' altezze e le nubi che con esse giocano in abbracci di luce.
Guardo questa terra non meno ricca di vita e il volo lento , pigro degli uccelli, un volo che non ama le altitudini ne giocare con il vento.
Guardo l'acqua che il remo smuove, ha color di melma e vedo altre acque, pozze chiuse da pochi sassi ricoperti di muschio che spariscono e riaffiorano sul fianco della montagna e si fan rumore e schiuma, inzuppano fronde e radici.
Si piegano i rami a gettar sprazzi di luce sopra calme pozze che hanno un brivido la dove un ala le sfiora. Io sono come il mirto che ho trapiantato in questa terra, sopravvive ma s'è ingiallito; non ha più fatto ne bacche ne fiori.
Guardo su alla mia terra dove la pietra si fa pane e pianto. Guardo a quel monte che mi ha chiesto il più alto dei tributi e aperto ferite a cui non c'è lenimento, non ho visto il mio ragazzo farsi uomo come non avevo visto farsi bianca la testa di mio padre.
Eppure mi mancano quei monti e il mio paese, ne ricordo ogni angolo di strada e rivedo una giovane donna che a piedi scalzi corre incontro al suo figlio stanco.
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