Erano i primi anni sessanta, in un paesino dell'alta Versilia c'era un piccolo negozio che vendeva di tutto, c'era un mobile con il davanti dei cassetti in vetro dove si poteva vedere la pasta e il riso che vi stava all'interno. Pasta che come lo zucchero veniva venduta sfusa e guai a chi si azzardava a toccarla; solo la bottegaia, donna dai fianchi e dal seno prosperosi, la prendeva a mani nude.
Stavano appesi alle travi salami, salsicce e grossi baccalà. C'era di tutto dal cibo per i polli al D.D.T. che veniva venduto sfuso, era tenuto in un piccolo fusto con un rubinetto e quando la bottegaia riempiva la bottiglia, che le persone s'erano portate da casa, capitava che il liquido traboccasse e finisse sulle mani della donna e sul pavimento vicino alle cassette di frutta. Nessuno si preoccupava più di tanto: il D.D.T. era considerato un prodotto "miracoloso".
E poi c'erano fili, pizzi, aghi, quaderni con le copertine nere ed i pennini con cui si scriveva intingendoli nell'inchiostro del calamaio.
E tutto stava in un'unica stanza.
Da tanti anni il negozio aveva funzionato allo stesso modo finché arrivò la novità; fu acquistato un frigorifero, o meglio "il frigorifero"poiché per qualche anno fu l'unico del paese.
Era un piccolo frigo che permise di vendere cose diverse dai prodotti locali.
E tutto in quegli anni iniziò a cambiare.
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