venerdì 31 maggio 2013
i miei racconti: amore e passione
Amore e passione
Aveva piovuto tutto il giorno ma la sera un venticello di tramontana aveva riportato il sereno così sono andata a fare una passeggiata.
Lungo la strada c'era una pozzanghera, una luna quasi piena e qualche stella vi si specchiava, la brezza leggera increspava la superfice dell' acqua e luna e stelle sembravano palpitare.
Mi sono fermata per un po' vicino alla pozzanghera dimentica che il vero spettacolo era sopra di me.
La sera dopo ripercorrendo lo stesso sentiero ho visto che la pozzanghera s'era prosciugata; c'era soltanto fango secco e screpolato.
Proseguendo la mia passeggiata ho pensato che quella pozzanghera che la sera prima m'aveva fatto dimenticare che il cielo vero, quello stellatoche stava sopra di me.
è come la passione, mentre l'amore, quello vero è come una piccola sorgente talvolta un po' nascosta tra le felci pronta a dissetare chi ne abbia bisogno anche se in certi periodi di siccità prolungata quasi si prosciuga come succede a noi quando si è colpiti da un dolore ma poi instancabile tornerà a dare acqua per tutti perché proviene dal profondo ed è inesauribile.
mercoledì 29 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
i miei racconti: La leggenda di Ortensia
Sapeva il suo nome di sottoboschi ombrosi, di felci chine su chiare pozze d'acqua e di soffici muschi.
Dalla sua bocca non uscì mai un alcun suono anche se i medici dicevano che avrebbe benissimo potuto parlare.
Nessuno seppe mai chi fosse suo padre e con sua madre non s'incontrarono mai perché l'una morì quando l'altra aperse gli occhi alla luce del mondo.
Fin dai suoi primi giorni di vita la nonna si prese cura di Ortensia e presto s'accorse che qualcosa non andava; pensava che la piccola fosse cieca per il modo con cui toccava le cose come volesse vederle attraverso le mani. Ma crescendo, il passo d'Ortensia si faceva sicuro ed afferrava gli oggetti con sicurezza eppure continuava a toccare le cose come chi non vede e sconcertava il modo con cui sembrava esplorare con insistenza i volti di chi le andava vicino; Passava le mani su ogni piccola piega come a volervi leggere qualcosa d'invisibile. Sembrava voler toccare qualcosa che solo lei vedeva, ma la nonna con il passar del tempo divenne sicura: quella bimba aveva una buona vista.
Tutti la sgridavano, ora che stava crescendo , non poteva toccare tutto in quel modo, metteva le persone in imbarazzo, le madri preoccupate, non volevano che si avvicinasse ai loro figli.
Così prese a girovagare per i boschi evitando le persone, sceglieva ombrosi sentieri ed accarezzava tutto quello che poteva, ciò che non si ribellava, vellutati muschi e pietre che nella sera ancora trattenevano il calore del sole, faceva scorrere le mani sui tronchi rugosi e dopo averli accarezzati li abbracciava a lungo. Si fermava spesso ad accarezzare gli animali e ne sentiva il calore e il piacere che essi ne traevano e non capiva perché allo stesso modo non poteva accarezzare le persone.
Ortensia s' era fatta grande, la sua pelle era chiara, simile all'alabastro e chiari erano i capelli e gli occhi celesti che sembravano accendersi di lampi azzurri. Le sue mani avevano una bella forma ma erano un po' più lunghe di altre mani, come se quell'estensione volesse darle maggior piacere attraverso il tatto.
Nessuno seppe quando Ortensia accarezzò il primo uomo, di certo lo fece nel silenzio di quelle ombrose selve. Ce ne furono parecchi che andarono da lei e si lasciarono accarezzare, faceva scorrere le mani sui loro visi e si soffermavano la dove un dolore aveva lasciato un solco un po' più profondo e altre ferite, nell' anima un po' per giorno cominciavano a rimarginarsi.
Ortensia portava ad altri con quelle mani tutto l'amore e le carezze che mai aveva avuto, le lasciava scorrere sulle spalle, percorrevano le braccia, fino ad incontrare altre mani e lì si fermavano.
Gli uomini che andavano da lei non chiesero mai altro, il resto potevano trovarlo altrove mentre in nessun altro luogo avrebbero trovato ciò che gli dava Ortensia.
Da lei cominciò ad andare anche qualche donna, si raccontava che una fosse stata aiutata in un parto dove la situazione era disperata che soltanto accarezzandole il ventre fece cessare i dolori alla madre e la creatura che poco prima sembrava non dar più segni di vita venne subito al mondo sorridendo.
I bimbi ancora non li portavano da Ortensia; bisognava esser sicuri ma dai paesi vicini già qualcuno pensava d'andarci.
Passò da queste parti un uomo che aveva ascoltato parole in tutte le lingue e proprio le parole l'avevano ferito più profondamente di quanto l'avessero fatto le lame delle tante battaglie che aveva combattuto.
S'incontrarono con Ortensia e in silenzio si compresero, veramente nessuno li vide assieme ma fu certo che da questi luoghi se ne andarono nello stesso momento, furono fatte tante ipotesi ma con certezza non si seppe mai per dove fossero partiti poiché nessuno li vide mai più.
Così quelle ferite non visibili, non ancora chiuse, lasciate da sole andarono in cancrena e dalle bocche né uscì tutto il fetore. Da chi si sentì abbandonato uscirono storie diverse, così per qualcuno divenne pazza per altri prostituta.
Ma tutto quel clamore continuò finché altri fatti né presero il posto e quello ormai passato di bocca in bocca, ormai privo d'interesse e di parole nuove si spense da solo.
Dalla sua bocca non uscì mai un alcun suono anche se i medici dicevano che avrebbe benissimo potuto parlare.
Nessuno seppe mai chi fosse suo padre e con sua madre non s'incontrarono mai perché l'una morì quando l'altra aperse gli occhi alla luce del mondo.
Fin dai suoi primi giorni di vita la nonna si prese cura di Ortensia e presto s'accorse che qualcosa non andava; pensava che la piccola fosse cieca per il modo con cui toccava le cose come volesse vederle attraverso le mani. Ma crescendo, il passo d'Ortensia si faceva sicuro ed afferrava gli oggetti con sicurezza eppure continuava a toccare le cose come chi non vede e sconcertava il modo con cui sembrava esplorare con insistenza i volti di chi le andava vicino; Passava le mani su ogni piccola piega come a volervi leggere qualcosa d'invisibile. Sembrava voler toccare qualcosa che solo lei vedeva, ma la nonna con il passar del tempo divenne sicura: quella bimba aveva una buona vista.
Tutti la sgridavano, ora che stava crescendo , non poteva toccare tutto in quel modo, metteva le persone in imbarazzo, le madri preoccupate, non volevano che si avvicinasse ai loro figli.
Così prese a girovagare per i boschi evitando le persone, sceglieva ombrosi sentieri ed accarezzava tutto quello che poteva, ciò che non si ribellava, vellutati muschi e pietre che nella sera ancora trattenevano il calore del sole, faceva scorrere le mani sui tronchi rugosi e dopo averli accarezzati li abbracciava a lungo. Si fermava spesso ad accarezzare gli animali e ne sentiva il calore e il piacere che essi ne traevano e non capiva perché allo stesso modo non poteva accarezzare le persone.
Ortensia s' era fatta grande, la sua pelle era chiara, simile all'alabastro e chiari erano i capelli e gli occhi celesti che sembravano accendersi di lampi azzurri. Le sue mani avevano una bella forma ma erano un po' più lunghe di altre mani, come se quell'estensione volesse darle maggior piacere attraverso il tatto.
Nessuno seppe quando Ortensia accarezzò il primo uomo, di certo lo fece nel silenzio di quelle ombrose selve. Ce ne furono parecchi che andarono da lei e si lasciarono accarezzare, faceva scorrere le mani sui loro visi e si soffermavano la dove un dolore aveva lasciato un solco un po' più profondo e altre ferite, nell' anima un po' per giorno cominciavano a rimarginarsi.
Ortensia portava ad altri con quelle mani tutto l'amore e le carezze che mai aveva avuto, le lasciava scorrere sulle spalle, percorrevano le braccia, fino ad incontrare altre mani e lì si fermavano.
Gli uomini che andavano da lei non chiesero mai altro, il resto potevano trovarlo altrove mentre in nessun altro luogo avrebbero trovato ciò che gli dava Ortensia.
Da lei cominciò ad andare anche qualche donna, si raccontava che una fosse stata aiutata in un parto dove la situazione era disperata che soltanto accarezzandole il ventre fece cessare i dolori alla madre e la creatura che poco prima sembrava non dar più segni di vita venne subito al mondo sorridendo.
I bimbi ancora non li portavano da Ortensia; bisognava esser sicuri ma dai paesi vicini già qualcuno pensava d'andarci.
Passò da queste parti un uomo che aveva ascoltato parole in tutte le lingue e proprio le parole l'avevano ferito più profondamente di quanto l'avessero fatto le lame delle tante battaglie che aveva combattuto.
S'incontrarono con Ortensia e in silenzio si compresero, veramente nessuno li vide assieme ma fu certo che da questi luoghi se ne andarono nello stesso momento, furono fatte tante ipotesi ma con certezza non si seppe mai per dove fossero partiti poiché nessuno li vide mai più.
Così quelle ferite non visibili, non ancora chiuse, lasciate da sole andarono in cancrena e dalle bocche né uscì tutto il fetore. Da chi si sentì abbandonato uscirono storie diverse, così per qualcuno divenne pazza per altri prostituta.
Ma tutto quel clamore continuò finché altri fatti né presero il posto e quello ormai passato di bocca in bocca, ormai privo d'interesse e di parole nuove si spense da solo.
domenica 26 maggio 2013
piccoli aneddoti sui tortelli versiliesi
I tortelli versiliesi
Tordelli, come si usa chiamarli dalle nostre parti. Una volta si usava farli una o due volte l'anno, si facevano per il patrono del paese e in occasione di comunioni, cresime, battesimi e matrimoni, c'era il detto " torte e tordelli non son cose da poverelli.
Ci fu un bimbo che interrogato dalla maestra su quali fossero le feste dell' anno più importanti, rispose:
" Pasqua, Natale e il santo carnevale ".
"Perché il carnevale? " chiese la maestra. E il bimbo rispose;
" perché mi ma' fa i tordelli.
Come si vede dalla foto c'è un tordello più grosso degli altri. Non si può dosare esattamente la quantità di pasta e di ripieno.
Quando avanza un po' di pasta si fanno du' tagliatelle ma quando avanza il ripieno si usa chiuderlo tutto nell'ultimo pezzetto di pasta e metterlo in bella vista nella zuppiera.
Quando in casa ci sono bimbi che subito si fanno avanti e lo vogliono, i grandi dicono:
" Attenzione, perché potrebbe essere pieno di stoppa".
E subito qualcuno dice che a lui una volta è capitato e lo scherzo continua.
sabato 25 maggio 2013
tempesta
Sono salita al piano superiore per veder meglio a distanza cosa sta accadendo; ha smesso di piovere, vedo le acacie, scrollate degli ultimi fiori piegare i rami scossi dal vento e poiché l'aria dopo la pioggia s'è fatta ancor più trasparente vedo giù verso la pianura e poi verso il mare dove in celo si rincorrono grossi nuvoloni e in acqua tante grosse onde, viste da qui è una bellezza ma credo che per chi abita vicino alla costa siano problemi seri. Mi preoccupa questo vento sarebbe bene che cessasse o per lo meno che non aumenti.
venerdì 24 maggio 2013
temporale
sto guardando dalla mia finestra e vedo la marina ; il cielo che sovrasta il mare dalla zona che va da Forte dei marmi a Livorno è pieno di nuvoloni neri e li si vede che già ci sta piovendo di brutto, in poco tempo la pioggia sarà qui e speriamo che sia solo pioggia e non vento e grandine. Che a causa del maltempo quest'anno il mio orto è mal messo per non parlare delle mie piante da frutto che causa delle continue piogge hanno perso tutti i fiori, d'altronde anche gli insetti come facevano a impollinare se ogni giorno pioveva? Ecco stanno arrivando i primi goccioloni che spinti dal vento battono contro i vetri della finestra davanti a me . Lontano sopra il mare vedo dei fulmini; speriamo bene. Ora vado a cucinare; oggi a pranzo ho gente. Menu: tortelli con spinaci e ricotta che ora vado a impastare, arista al forno con patate nuove e torta allo yogurt con crema di ricotta e marmellata di rose che ho fatto ieri.
piove piove di brutto, il cielo è così scuro che sembra farsi notte.
piove piove di brutto, il cielo è così scuro che sembra farsi notte.
Marmellata di rose
Nella mia scatola di latta ho tante ricette ma ce n'è una che non avevo mai provato; è la marmellata di rose, non mi aveva mai attirato l'idea di fare marmellate con qualcosa che non fosse frutta selvatica o del mio orto. Ma ho appena terminato di cuocere tanti petali colorati e il risultato è gradevole, tant'è vero che dopo averla assaggiata più d'una volta sento in bocca ancora il profumo delle rose. Penso che il gusto delicato e profumato ben si abbini a dolci con la ricotta.
Ingredienti:
200 g. petali di rose profumate di cui si abbia la certezza assoluta che siano privi di trattamenti chimici e raccolti lontano da fonti d'inquinamento,
4 mele,
otto cucchiai da cucina colmi di zucchero,
un bicchiere d'acqua.
Cuocere le mele ben lavate tagliate a piccoli pezzi, lasciando la buccia, assieme all'acqua e allo zucchero.
Intanto bisogna privare i petali della parte bianca che si trova all'attaccatura per fare prima io controllo bene il fiore che non abbia nella corolla qualche insetto poi stringendo con una mano i petali li strappo tutti assieme e con l'altra mano con un coltello taglio la parte bianca e li metto in un robot da cucina tritandoli più fini possibile.
Con il passaverdure riduco in purè le mele assieme al liquido di cottura e vi aggiungo i petali tritati, porto tutto sul fuoco e cuocio come una normale marmellata.
Queste sono le mie rose antiche che utilizzo per la marmellata
Ingredienti:
200 g. petali di rose profumate di cui si abbia la certezza assoluta che siano privi di trattamenti chimici e raccolti lontano da fonti d'inquinamento,
4 mele,
otto cucchiai da cucina colmi di zucchero,
un bicchiere d'acqua.
Cuocere le mele ben lavate tagliate a piccoli pezzi, lasciando la buccia, assieme all'acqua e allo zucchero.
Intanto bisogna privare i petali della parte bianca che si trova all'attaccatura per fare prima io controllo bene il fiore che non abbia nella corolla qualche insetto poi stringendo con una mano i petali li strappo tutti assieme e con l'altra mano con un coltello taglio la parte bianca e li metto in un robot da cucina tritandoli più fini possibile.
Con il passaverdure riduco in purè le mele assieme al liquido di cottura e vi aggiungo i petali tritati, porto tutto sul fuoco e cuocio come una normale marmellata.
Queste sono le mie rose antiche che utilizzo per la marmellata
giovedì 23 maggio 2013
un po' di malinconia
Dietro la mia schiena sento la rugosa corteccia della vecchia quercia a cui m'appoggio.
Il sole sta chino sulla pianura e nell'ultima luce del giorno arrossa le pietre del muro. Questa quercia che già spandeva ombra e ghiande prima che cominciassero i miei giochi, continuerà a farlo nel tempo, quando io non avrò più giorni.
Anche il pietrisco che sta stretto, nel buio, imprigionato dalle radici continuerà ad essere oltre il tempo a me concesso. E più giorni dei miei avranno le pietre del sentiero.
Immutabili nel tempo a me dato queste montagne.
Ma se ciascuno di noi è poca cosa e breve è la nostra vita perché ogni goccia di dolore che ci scende dentro sembra eterno?
Il sole sta chino sulla pianura e nell'ultima luce del giorno arrossa le pietre del muro. Questa quercia che già spandeva ombra e ghiande prima che cominciassero i miei giochi, continuerà a farlo nel tempo, quando io non avrò più giorni.
Anche il pietrisco che sta stretto, nel buio, imprigionato dalle radici continuerà ad essere oltre il tempo a me concesso. E più giorni dei miei avranno le pietre del sentiero.
Immutabili nel tempo a me dato queste montagne.
Ma se ciascuno di noi è poca cosa e breve è la nostra vita perché ogni goccia di dolore che ci scende dentro sembra eterno?
mercoledì 22 maggio 2013
angoli della mia casa
Gran parte della mia casa è stata dipinta da mia figlia Antonietta. Sono tutti dipinti fatti su pareti ed hanno come soggetti la natura con i suoi animali e fiori. Di tanto in tanto ne pubblicherò alcuni e per distinguerli gli uni dagli altri gli applicherò un numero. Questi perciò sono n.1 e n.2.
lunedì 20 maggio 2013
brigidini casalinghi
Questa è un'altra ricetta pescata nella mia scatola delle ricette.
Ingredienti: pochi e semplici; 2 uova, 150 grammi di zucchero, 25 _ 30 grammi di burro, circa 200 grammi di farina e 15 grammi di semi d'anice.
Si scioglie il burro a bagno maria oppure se fa caldo si lascia ben ammorbidire fuori del frigo e si aggiunge alle uova leggermente battute con lo zucchero, si aggiunge poi la farina e i semi d'anice.
Il peso della farina può variare un po', dipende dal peso delle uova, comunque l'impasto deve avere la consistenza della pastafrolla con cui si fanno delle polpettine grosse come una noce e si cuociono con il testo che io ho trovato anni fa ad una fiera. Una volta che l'attrezzo è ben caldo, si fa presto a cuocerli sopra il fornello più piccolo del gas, sempre girando il testo una volta da un lato e una volta dall' altro
Al posto degli anaci io ho usato i semi di finocchio selvatico dei quali a fine estate faccio buona scorta.
domenica 19 maggio 2013
Cinghiali
Sono due giorni che ho il cuore gonfio d'amarezza. Ieri mattina aveva smesso di piovere e dalla mia finestra guardando verso mare il celo era uno spettacolo, c'erano dei nuvoloni bianchi con le creste dorate dal sole che stava sorgendo dalla cima del monte. Il celo si faceva sempre più chiaro, così mi sono avviata per andare fuori paese diretta al mio orto. Con la terra così bagnata non si può far nulla ma andavo per raccogliere dei fiori e alcune erbe per cucinare. Ma appena arrivata sul luogo ho trovato qualcosa che non mi aspettavo: in alcuni punti il terreno era tutto scavato, le piante dei narcisi non esistono più e si che ne avevo tantissimi, alcune piante di rose quasi divelte, i poggi tutti pieni di buche cosi a causa della pioggia, che mai ne ho vista tanta, ora rischiano anche di franare. Senza dubbio sono stati i cinghiali che ultimamente si stanno avvicinando sempre più ai paesi. Tornata a casa ho provato a telefonare a vari enti per avere un consiglio, magari, che ne so, se esiste qualche prodotto che non sia nocivo ma che gl'infastidisca. Risultato; chi più e chi meno gentilmente m'hanno detto che non è loro competenza .C'e stata l'ultima persona con cui ho parlato che m'ha dato un numero a cui chiamare domani. So, come già m'è stato detto che potrei fare una recinzione con un basamento in cemento, e chi ce l'ha i soldi, mica sono un'azienda agricola. Non so come i cinghiali siano arrivati nelle nostre zone ma è un problema qui non ci sono tante persone che coltivano, c' è soprattutto qualche pensionato che coltiva per passione e poi un orto è anche, oltre ad un risparmio, la possibilità di mangiare qualcosa di sano.
venerdì 17 maggio 2013
La terra avrà nostalgia dell'uomo
Gira, gira in tondo
povero vecchio
malridotto mondo!
E se girassi anco
altre du' vite
le pazzie di quel figlio
mai le avrei capite!
L'ho tanto amato;
ero già vecchia
quando è nato,
gli ho dato del meglio tutto
e con lu' pure me quasi ha distrutto.
Qualche avvisaglia
gliel'aveo datta
ma un era mai contento,
tutto volea cambià
con quella testa matta!
Nulla ha lascio
così come ha trovo,
che credea di fa?
è per questo che è duro pogo!
Quando lo viddi
era così bello
senza ali ne alcun vello!
Un avea artigli ne zanne,
era senza corazza.
E questo, dissi, il primo che passa
me l'ammazza!
è stato lu' invece
che n'ha fatti sparì d'ogni specie
e anco de la su razza!
Eppur mi sete testimoni o stelle
che assieme a la pazzia
avea anco tante cose belle
giovedì 16 maggio 2013
Rose antiche
Qualche anno fa mi recai in alto sopra il paese dove una volta c'erano campi coltivati e ormai abbandonati, si sono riempiti di rovi. Andavo in cerca di more selvatiche quando tra i rovi vidi delle foglie che a questi non appartenevano, all'ora mi affiorò alla mente un episodio talmente vecchio, uno dei miei primi ricordi che pensavo si trattasse di un sogno fatto da piccola. Ricordavo me stessa che non avevo più voglia di camminare e mia madre che, sapendo come da sempre amassi i fiori mi diceva di non fermarmi perché lassù nei prati avrei trovato tante rose. E mi sembrava d'aver sognato un prato di rose. Così nel dubbio che quello non fosse un sogno presi alcune piantine ed ora dopo qualche anno mi ritrovo con tante piante di rose profumate che fioriscono solo a maggio ed hanno un profumo buonissimo. non so quale nome abbiano, se ne hanno uno, sono piante indistruttibili e prive di malattie, nemmeno le concimo mai ma se non tenessi tagliate con una falce le nuove piante nel giro di qualche anno non avrei più posto per fare l'orto tanto si propagano velocemente.
martedì 14 maggio 2013
le mie ricette: Tagliatelle della domenica
Per fare questo piatto ci vuole un pochino di tempo ma ne vale la pena.
Ingredienti: per fare le tagliatelle: farina di grano duro 300 grammi, di grano tenero circa 200 grammi, 3 uova, un po' di finocchio selvatico. Per il condimento: circa 100 grammi di mortadella di bologna e 200 grammi di salsiccia, un poco di funghi porcini secchi, o se è la stagione, meglio ancora, quelli freschi, pomodoro maggiorana, un po' di piselli freschi o surgelati, due scalogni
Si prende il finocchietto si lava e tolte le parti più dure si mette in un robot da cucina e si riduce più fine che riesce, si impastano le due farine con le uova, il finocchio selvatico e l'acqua necessaria.
Per il condimento si trita uno scalogno e si fa appassire con olio d'oliva extravergine poi si aggiunge la mortadella tritata, la salsiccia e i funghi secchi prima ammollati in acqua tiepida e poi tritati, si rosolano un pochino e poi si aggiunge il pomodoro passato e una parte dell'acqua in cui si sono ammollati i funghi aggiustando di sale e pepe e si lascia cuocere per una mezz'ora circa. Si prende uno scalogno tritato e una volta che è appassito in tre cucchiai di buon olio si aggiunge un po' di piselli e si lasciano cuocere aggiungendovi un poco d'acqua calda, un pizzico di maggiorana, sale e pepe. Quando le tagliatelle sono cotte in abbondante acqua salata si condiscono con il sugo ai funghi e con i piselli, servendo in tavola il formaggio a parte.
sabato 11 maggio 2013
i miei racconti: in attesa del medico
Questa conversazione l'ho ascoltata nell'anticamera di un ambulatorio medico. Una bella signora sulla cinquantina parlava ad alta voce con la sua vicina di sedia " Ieri era il compleanno del mio gatto, di quelli che ho avuti è l'unico che so il giorno esatto che è nato" e l'altra gli dice " gli hai fatto la torta?" " no, la torta no ma gli ho comprato una scatoletta delle più care e ha mangiato al tavolo con me e il mi figliolo " Un anziano, che stava seduto su di una sedia all'altro lato della stanza ,con lo sguardo vivace, da bimbo curioso, le dice " certo, o signora, che al vostro gatto gli dovete voler bene davvero" "è si gli voglio proprio bene, come se fosse un mio secondo figliolo, mi fa tanta compagnia, la notte dorme nel letto con me. " L'anziano la guarda con gli occhietti furbi e le dice: "Ma il marito ce l'avete? " " Non ce l'ho più, sono vedova " "è proprio fortunato il vostro gatto, vorrei essere al suo posto." La vicina di sedia le dice " Ma lunedì ti ho vista che avevi il gatto nel trasportino, l'hai portato dal veterinario? " " si l'ho fatto castrare " L'anziano quasi sobbalza sulla sedia "gli volete bene davvero al vostro gatto, gli avete fatto proprio un bel regalo!". "Il mi' gatto incomincia ad esser un po' vecchio e sordo, ho paura che possa finire sotto un automobile che va sempre in cerca di gatte. E poi in questi anni s' è fatto tutte le gatte del paese, adesso è l'ora che smette e se ne sta in casa con me. "
L' anziano le dice "no, no a me questo discorso mica mi garba, quando è il momento di smette lo vorrei decidere io. Mica vorrei più esse il vostro gatto! ".
L' anziano le dice "no, no a me questo discorso mica mi garba, quando è il momento di smette lo vorrei decidere io. Mica vorrei più esse il vostro gatto! ".
giovedì 9 maggio 2013
le mie ricette: Riso della suocera
Questo risotto lo faceva mia suocera, per questo l'ho chiamato riso della suocera. Ingredienti: ragù di carne, riso, ( io uso il carnaroli ) quattro cipolle rosse, .quattro uova sode, parmigiano e un po' di pepe e sale. Si cuoce il riso in acqua salata e mentre cuoce bisogna affettare le cipolle sottili e farle stufare nella padella con 4 cucchiai d'olio e due d'acqua, pepe e sale e preparare le uova sode. Quando il riso è cotto lo si scola bene si condisce con ragù e parmigiano, si sistema sul vassoio dandogli la forma a cupola e si ricopre prima con le cipolle e poi con le uova tagliate a spicchi.
martedì 7 maggio 2013
formaggio riciclato
Talvolta mi capita d'avere nel frigo qualche pezzetto di formaggio un po' rinsecchito oppure d'aver acquistato del formaggio fresco dal gusto deludente nel senso che non sa di nulla. Allora io faccio così : lo taglio a pezzetti, lo metto in un vaso di vetro un po' largo e vi aggiungo qualche peperoncino aperto a metà, una foglia d'alloro spezzata in due, 2 o 3 spicchi d'aglio leggermente schiacciati, 5 bacche di ginepro anch'esse schiacciate, 2 foglie di salvia e un rametto di rosmarino, un rametto di maggiorana, uno di timo e poi ricopro il tutto con del buon olio d'oliva. Bisogna che il tutto sia ben coperto dall' olio, si chiude il tappo e si mette nella parte bassa del frigo per almeno una settimana prima di consumarlo.
Dopo il mio primo "esperimento" è piaciuto al punto che a volte compro il formaggio fresco per farne tale uso.
Dopo il mio primo "esperimento" è piaciuto al punto che a volte compro il formaggio fresco per farne tale uso.
domenica 5 maggio 2013
i miei racconti: Il forno a legna
il mio forno a legna
Dove abbiamo costruito il forno sapevo che una volta ce ne stava un altro, assai più grande, demolito alla fine degli anni cinquanta. Ma circa venti anni fa una signora che aveva passato gli ottanta mi disse che quando era una bambina veniva qui con la sua nonna a cuocere il pane.
C' era un grosso forno dove si potevano cuocere tranquillamente trenta pani e come si usava allora chi possedeva un forno permetteva a chi lo chiedeva di potervi cuocere il proprio pane naturalmente senza chiedere niente in cambio e naturalmente ciascuno provvedeva alla legna necessaria per riscaldarlo.
Mi raccontò che qui vicino in sole due stanze abitava una coppia con otto figli, dei quali sei erano maschi, erano i più poveri del paese, come quasi tutti gli uomini di qui anche il padre di quella nidiata lavorava nella cava.
Poi morì il vecchio becchino e il ragazzo più grande ne prese il posto e poiché nemmeno nel paese più povero non si poteva non pagare la sepoltura, quando dalla piazza del paese, che si trova più in alto della mia casa, vedevano la mamma di quei ragazzi che scaldava il forno si chiedevano chi fosse morto, perché se la donna aveva comprato la farina qualcuno, magari nel paese vicino, se n'era andato.
sabato 4 maggio 2013
Pane con le patate
Questo è il mio pane, il mio oro, cotto nel forno a legna. Ho fatto l' impasto usando, come si faceva una volta, la pasta madre ed ho aggiunto le patate al fine di mantenere il pane morbido per più giorni.
Per ottenere la pasta madre, che ormai uso da quattro anni, ho fatto così: iniziai impastando un bicchiere di farina 0 con un po' d' acqua tiepida facendo una pastella morbida poi vi ho aggiunto un cucchiaino di miele ed uno di yogurt, dopo 48 ore era fermentata ed ho aggiunto un altro mezzo bicchiere di farina ed acqua tiepida sempre lasciando il tutto coperto e a temperatura ambiente.
Quando devo fare il pane o delle pizze faccio così; il giorno prima prelevo dal contenitore la pasta madre lasciandone sempre un po' a cui aggiungo solo acqua e farina e una volta che è lievitata la conservo in frigo per più giorni se non la uso per un po' circa una volta a settimana vi aggiungo un poco d'acqua e farina. Con la pasta madre prelevata faccio un impasto con acqua tiepida e farina. Copro il tutto con un panno di cotone e il mattino dopo lesso le patate una bella patata ogni chilo di farina, le passo al passaverdure e con l'acqua tiepida dove le ho cotte, con altra farina, un poco di lievito di birra, le patate e sale quanto basta lavoro l'impasto per una mezz'ora e copro il tutto con una tovaglia di cotone. Quando l'impasto è ben lievitato taglio le forme dei pani facendole lievitare di nuovo prima di cuocerle.
La signora che m'ha insegnato a scaldare bene il forno ed a fare il pane mi diceva che un buon impasto deve avere la stessa morbidezza del lobo dell'orecchio.
Per ottenere la pasta madre, che ormai uso da quattro anni, ho fatto così: iniziai impastando un bicchiere di farina 0 con un po' d' acqua tiepida facendo una pastella morbida poi vi ho aggiunto un cucchiaino di miele ed uno di yogurt, dopo 48 ore era fermentata ed ho aggiunto un altro mezzo bicchiere di farina ed acqua tiepida sempre lasciando il tutto coperto e a temperatura ambiente.
Quando devo fare il pane o delle pizze faccio così; il giorno prima prelevo dal contenitore la pasta madre lasciandone sempre un po' a cui aggiungo solo acqua e farina e una volta che è lievitata la conservo in frigo per più giorni se non la uso per un po' circa una volta a settimana vi aggiungo un poco d'acqua e farina. Con la pasta madre prelevata faccio un impasto con acqua tiepida e farina. Copro il tutto con un panno di cotone e il mattino dopo lesso le patate una bella patata ogni chilo di farina, le passo al passaverdure e con l'acqua tiepida dove le ho cotte, con altra farina, un poco di lievito di birra, le patate e sale quanto basta lavoro l'impasto per una mezz'ora e copro il tutto con una tovaglia di cotone. Quando l'impasto è ben lievitato taglio le forme dei pani facendole lievitare di nuovo prima di cuocerle.
La signora che m'ha insegnato a scaldare bene il forno ed a fare il pane mi diceva che un buon impasto deve avere la stessa morbidezza del lobo dell'orecchio.
venerdì 3 maggio 2013
le mie ricette: liquore all'arancia
Questa è una ricetta presa dalla mia scatola di latta. Visto che si possono ancora trovare delle arance ho pensato di condividerla con chi volesse provarla. Come prima cosa procuratevi una bella arancia che sia biologica, io uso due delle mie perché sono piccole.
Ingredienti: un'arancia bella grossa o due piccole, 10 chiodi di garofano, mezzo litro d'alcool, mezzo chilo di zucchero e 700 g. d'acqua. Si prende l'arancia e vi si conficcano i 10 chiodi di garofano, si mette il frutto intero in un vaso di vetro, si ricopre con l' alcool e si chiude bene. Dopo che il frutto è stato nell'alcool per 5 giorni si prepara uno sciroppo con l'acqua e mezzo chilo di zucchero, quando è freddo si mischia all'alcool che avrà preso tutto l'aroma dell'arancio. Si filtra il liquido e si mette nella bottiglia in cui si vuole conservare.
Questa ricetta fu data alla mia famiglia da un francese ed io la preparo una volta all'anno perché uso questo liquore per bagnare, dopo averlo diluito, le torte al cioccolato oppure così com'è lo metto sopra il gelato.
Ingredienti: un'arancia bella grossa o due piccole, 10 chiodi di garofano, mezzo litro d'alcool, mezzo chilo di zucchero e 700 g. d'acqua. Si prende l'arancia e vi si conficcano i 10 chiodi di garofano, si mette il frutto intero in un vaso di vetro, si ricopre con l' alcool e si chiude bene. Dopo che il frutto è stato nell'alcool per 5 giorni si prepara uno sciroppo con l'acqua e mezzo chilo di zucchero, quando è freddo si mischia all'alcool che avrà preso tutto l'aroma dell'arancio. Si filtra il liquido e si mette nella bottiglia in cui si vuole conservare.
Questa ricetta fu data alla mia famiglia da un francese ed io la preparo una volta all'anno perché uso questo liquore per bagnare, dopo averlo diluito, le torte al cioccolato oppure così com'è lo metto sopra il gelato.
mercoledì 1 maggio 2013
camminando nella selva
Oggi sono andata da sola a fare una passeggiata nella selva di castagni, non ho incontrato anima viva, c'erano solo tanti uccelli. Ho incrociato diversi rii che per via delle abbondanti piogge dei mesi passati erano pieni d'acqua scrosciante. Di solito evito di bere l'acqua corrente dei rii perché penso che più a monte un animale selvatico potrebbe bagnarsi in una pozza e magari urinarci, ma era così bello vedere tutta quell'acqua limpida che non ho resistito; era buonissima.
Mentre tornavo indietro ho guardato verso l'alto perché sentivo gridare una cornacchia allora ho visto che si stava avvicinando ad una poiana, sono arrivate subito altre due cornacchie e la poiana sembrava fare una specie di danza: si girava con le zampe verso l'alto cercando di colpirle con gli artigli per poi girarsi e di nuovo rivoltarsi cercando di colpirle. Le tre cornacchie evitando d'essere colpite facevano un gran schiamazzo e in poco tempo s'era formato un gruppo di dodici a quel punto la poiana è tornata indietro da dove proveniva. Nelle nostre zone fino a qualche anno fa non s'erano mai viste cornacchie. Ho visto tanti castagni morti, alcuni ancora in piedi e tanti caduti a terra, mi mettono una gran tristezza, se continua così i boschi di castagno andranno a sparire e pensare che per secoli le castagne e soprattutto la farina che da loro si ricavava erano il cibo principale per la gente di montagna. Da qualche anno quando i castagni cercano di schiudere le gemme e queste cominciano a farsi verdi vengono punte da un insetto il quale vi depone le uova così formano delle galle rossastre e i castagni cercano di fare altre gemme indebolendosi sempre più. Ogni anno è sempre peggio, ho visto che vengono attaccate tutte le gemme anche quelle delle piantine lunghe quanto un dito.
Dicono che si tratta di una vespa importata con piante di castagno più produttive. E ti pareva!
Mentre tornavo indietro ho guardato verso l'alto perché sentivo gridare una cornacchia allora ho visto che si stava avvicinando ad una poiana, sono arrivate subito altre due cornacchie e la poiana sembrava fare una specie di danza: si girava con le zampe verso l'alto cercando di colpirle con gli artigli per poi girarsi e di nuovo rivoltarsi cercando di colpirle. Le tre cornacchie evitando d'essere colpite facevano un gran schiamazzo e in poco tempo s'era formato un gruppo di dodici a quel punto la poiana è tornata indietro da dove proveniva. Nelle nostre zone fino a qualche anno fa non s'erano mai viste cornacchie. Ho visto tanti castagni morti, alcuni ancora in piedi e tanti caduti a terra, mi mettono una gran tristezza, se continua così i boschi di castagno andranno a sparire e pensare che per secoli le castagne e soprattutto la farina che da loro si ricavava erano il cibo principale per la gente di montagna. Da qualche anno quando i castagni cercano di schiudere le gemme e queste cominciano a farsi verdi vengono punte da un insetto il quale vi depone le uova così formano delle galle rossastre e i castagni cercano di fare altre gemme indebolendosi sempre più. Ogni anno è sempre peggio, ho visto che vengono attaccate tutte le gemme anche quelle delle piantine lunghe quanto un dito.
Dicono che si tratta di una vespa importata con piante di castagno più produttive. E ti pareva!
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