il mio gatto appena rientrato dalle scorribande notturne
venerdì 31 gennaio 2014
le mie ricette: focaccia con erbe selvatiche
focaccia con erbe selvatiche
per fare questa focaccia ho scaldato in padella uno spicchio d'aglio in due cucchiai d'olio, vi ho aggiunto le erbe selvatiche prima lessate, ho buttato lo spicchio d'aglio ed ho aggiustato di pepe e sale.
Intanto che le verdure si freddavano ho tirato sottile con il mattarello la pasta lievitata che uso per fare il pane e le focacce.
Ho steso le erbe selvatiche sulla metà della pasta, ho aggiunto un po' di formaggio pecorino fresco ed una salsiccia sbriciolata.
Poi ho chiuso la pasta piegandola, ho unto con olio la superficie, una decina di minuti per fare lievitare di nuovo e poi in forno caldo per una ventina di minuti.
Intanto che le verdure si freddavano ho tirato sottile con il mattarello la pasta lievitata che uso per fare il pane e le focacce.
Ho steso le erbe selvatiche sulla metà della pasta, ho aggiunto un po' di formaggio pecorino fresco ed una salsiccia sbriciolata.
Poi ho chiuso la pasta piegandola, ho unto con olio la superficie, una decina di minuti per fare lievitare di nuovo e poi in forno caldo per una ventina di minuti.
posso dire che la focaccia con erbe selvatiche è venuta molto buona
mercoledì 29 gennaio 2014
fiore per capelli in tessuto
un fiore in tessuto di raso applicato su una passata per capelli, pronto per regalare ad una bambina
verdura biologica e gratis
ieri approfittando che c'era il sole, nonostante il terreno fosse molto bagnato sono andata in cerca di erbe selvatiche: verdure gratis , biologiche e molto buone.
non sarebbe la stagione adatta per cercare erbe selvatiche ma visto che è piovuto molto ma non c'è stato il freddo che fa di solito ,ce ne sono tante anche se alcune nasceranno soltanto a primavera.
Dopo aver tagliato e ben lavato le mie erbe selvatiche le ho cotte in acqua bollente e poi le ho lasciate nello scolapasta per fargli perdere tutta l'acqua di cottura e questi giorni le userò per cucinare.
intanto questa sera con l'erbe selvatiche ho fatto una frittata
sono bastate 3 uova un po' sbattute a cui ho aggiunto un bel pugno d'erbe cotte e strizzate, un pizzico di sale poi versato tutto in padella con due cucchiai di buon olio.
Chi vuol vedere le foto di erbe selvatiche può guardare il post del 1 3 2013
lunedì 27 gennaio 2014
i miei racconti: : un figlio per Marta
Il sole cominciava a bagnare il campo di grano che percorso da una brezza leggera ondeggiava come un mare calmo delimitato dal canneto oltre il quale si sentiva lo scorrer dell'acqua nel rio.
Era maggio e quel mare verde era gonfio di linfa e promesse di un buon raccolto .
Marta era una giovane donna, bella e formosa, sembrava fatta per mettere al mondo figli, ogni giorno si recava al limitar campo e si fermava a lungo vicino al tronco della grande quercia, osservava il cerchio d'ombra ai suoi piedi dove l'erba cresceva stenta. Sotto la grande quercia stavano seppelliti i suoi semi mai nati; cinque figli persi a metà gravidanza.
Chi quel mattino avesse visto da vicino gli occhi di Marta si sarebbe subito allontanato, era immobile e il suo sguardo era volto al cielo, si stava silenziosamente rivolgendo a Dio, era la sua una specie di sfida ; ci avrebbe provato e riprovato ad avere un figlio finché fosse stata troppo vecchia oppure nel provarci fosse morta.
Era terra di contadini e di cavatori dove le donne come pure le bestie che non facevano figli erano con disprezzo chiamate "castroni".
Dicevano che la Marta era una donna dura, dura come un uomo, che non le piacevano i bimbi. Era vero che se lei vedeva un bimbo piccolo si allontanava, lo faceva per non mettersi a piangere, soltanto quando nella sua stalla c'era una nascita vi si chiudeva dentro e si abbandonava ad un lungo pianto.
Quel mattino prese una decisione di cui, fino ad allora aveva pensato, che non sarebbe mai stata capace.
Marta era donna di campagna e sapeva fin da piccola che con gli animali per ottenere una prole sana e forte si prendevano maschi provenienti da un'altra stalla.
Così quel mattino dopo non aver mai dormito, stando nel letto, immobile al fianco del marito aveva deciso.
Una volta. L'avrebbe fatto una sola volta. Si mise l'abito della festa e si diresse verso valle dove si teneva la fiera, pensava all'uomo giovane, forte e sfacciato che tutti gli anni veniva da lontano per vendere pentole e padelle, l'anno passato gli aveva fatto delle proposte; se ci avesse provato anche quest'anno lei gli avrebbe detto di si.
Quando Marta s'accorse d'essere di nuovo incinta aveva paura ma sperava, sperava che fosse figlio dell'altro, un figlio sano, ed ecco che in febbraio Marta ebbe un figlio dai capelli biondi e ricci ed allora fu certa di chi fosse il padre, era un segreto che non avrebbe mai detto nemmeno al confessore.
Daniele cresceva sano e forte, un figlio mite ed anche bello, troppo bello, si diceva in paese, per essere un maschio.
La madre lo portava sempre con se ogni volta che andava in paese ed ora che era un adolescente Marta attraversava l'abitato come un guerriero sicuro al cui fianco aveva una lucente spada.
Ma la serenità di Daniele era solo apparente, quando non doveva aiutare i genitori, se ne andava in giro per i boschi anche sotto la pioggia oppure si chiudeva in camera, aveva in petto come un fuoco, un tormento.
Provava a scrivere, disegnava ma niente gli riusciva come avrebbe voluto, allora bruciava i suoi fogli.
Aveva nell'anima un pianto silenzioso, una fame di bellezza, di anima che lo divorava ed al tempo stesso voleva uscir fuori.
E quando Marta se ne andò per una brutta polmonite, Daniele se ne andò in capo al mondo in cerca di quel qualcosa che non ha nome ma sapendo che da qualche parte doveva trovarla e non lo videro mai tornare.
domenica 26 gennaio 2014
A proposito di frane
un giorno una donna stava pascolando le pecore nel bosco quando arrivarono uomini ben vestiti con un operaio che li seguiva e teneva in braccio tanti picchetti. Quegli uomini erano degli sconosciuti, tranne uno che guarda caso era il figlio ormai cresciuto del padrone di una fattoria dalla campagna pisana dove lei , con altre paesane era stata anni prima a falciare i campi di grano.
Era da tanto che in paese parlavano di una strada che un giorno avrebbe unito i paesi della montagna alla pianura.
La donna che stava pascolando le pecore disse , all'uomo che aveva riconosciuto: "ma, che fate, una strada qui? Lo sapete che qui l'inverno ci scoppia una polla?".
"Lei non si preoccupi lo sappiamo noi come fare!"
Tutti in paese sapevano che in quel punto scoppiava una polla; era la polla del Martini, che scorreva lungo un goriello (fossetto ) che raccoglieva anche le acque piovane ed attraversando i campi coltivati si riversava nel canale, ed ogni proprietario teneva pulito il fossetto che attraversava il suo terreno.
Qei geometri e quegli ingenieri lo sapevano bene dove fare la strada, così bene lo sapevano che qualche anno dopo fecero sgomberare le case dell'abitato che stanno lì sotto perché si stava sbassando il terreno. fecero delle modifiche alla strada spostandola leggermente ma qualcosa si muoveva e anni fa furono piantati dei micropali ed un bel muro di cemento. Ma ecco che a primavera dopo le piogge abbondanti nel terreno si forma una lunga e vistosa crepa che con le piogge di questi giorni s'è ulteriormente ingrandita creando un rischio per il paese sottostante. Ora sono iniziati i lavori per mettere la zona in sicurezza.
Quello che mi fa rabbia è che storie del genere ce ne sono molte e nessuno ascolta mai le persone, perché se uno abita un luogo è più facile che noti se sul territorio ci sono dei cambiamenti che possono creare un pericolo.
Ma! Speriamo che tra tutti gli "esperti" a qualcuno venga la semplice idea di lasciare un apertura da cui la polla del Martini possa uscire perché diceva mio padre: "all'acqua bisogna lasciargli il passo altrimenti se lo apre da sola".
E poi quanto costa mettere in sicurezza? e va già bene quando il prezzo da pagare non sono le vite umane!
Era da tanto che in paese parlavano di una strada che un giorno avrebbe unito i paesi della montagna alla pianura.
La donna che stava pascolando le pecore disse , all'uomo che aveva riconosciuto: "ma, che fate, una strada qui? Lo sapete che qui l'inverno ci scoppia una polla?".
"Lei non si preoccupi lo sappiamo noi come fare!"
Tutti in paese sapevano che in quel punto scoppiava una polla; era la polla del Martini, che scorreva lungo un goriello (fossetto ) che raccoglieva anche le acque piovane ed attraversando i campi coltivati si riversava nel canale, ed ogni proprietario teneva pulito il fossetto che attraversava il suo terreno.
Qei geometri e quegli ingenieri lo sapevano bene dove fare la strada, così bene lo sapevano che qualche anno dopo fecero sgomberare le case dell'abitato che stanno lì sotto perché si stava sbassando il terreno. fecero delle modifiche alla strada spostandola leggermente ma qualcosa si muoveva e anni fa furono piantati dei micropali ed un bel muro di cemento. Ma ecco che a primavera dopo le piogge abbondanti nel terreno si forma una lunga e vistosa crepa che con le piogge di questi giorni s'è ulteriormente ingrandita creando un rischio per il paese sottostante. Ora sono iniziati i lavori per mettere la zona in sicurezza.
Quello che mi fa rabbia è che storie del genere ce ne sono molte e nessuno ascolta mai le persone, perché se uno abita un luogo è più facile che noti se sul territorio ci sono dei cambiamenti che possono creare un pericolo.
Ma! Speriamo che tra tutti gli "esperti" a qualcuno venga la semplice idea di lasciare un apertura da cui la polla del Martini possa uscire perché diceva mio padre: "all'acqua bisogna lasciargli il passo altrimenti se lo apre da sola".
E poi quanto costa mettere in sicurezza? e va già bene quando il prezzo da pagare non sono le vite umane!
un giorno senza data
le mie amiche se ne sono andate, portate via da un male tremendo che le ha distrutte nel fisico.
E dopo l'ultima che se n'è andata qualcosa dentro di me è cambiato, c'è la consapevolezza della morte. Tutti sappiamo che prima o poi capita, ma io mi porto dentro qualcosa di diverso, è la sensazione che di tempo non ne avrò più tanto e vorrei avere una fede solida, ma la mia non lo è.
Quando cammino per un sentiero mi dico che anch'io dovrò andarmene come tutti quelli che per centinaia d'anni l'hanno percorso e non ci sono più mentre tutto attorno continua il suo corso. Torno a casa e guardo le mie cose, cose inutili che conservo da anni e mi chiedo perché non faccio pulizia e le butto. è come se mi stessi distaccando dalle cose e nello stesso tempo ho paura.
( dal diario di A )
E dopo l'ultima che se n'è andata qualcosa dentro di me è cambiato, c'è la consapevolezza della morte. Tutti sappiamo che prima o poi capita, ma io mi porto dentro qualcosa di diverso, è la sensazione che di tempo non ne avrò più tanto e vorrei avere una fede solida, ma la mia non lo è.
Quando cammino per un sentiero mi dico che anch'io dovrò andarmene come tutti quelli che per centinaia d'anni l'hanno percorso e non ci sono più mentre tutto attorno continua il suo corso. Torno a casa e guardo le mie cose, cose inutili che conservo da anni e mi chiedo perché non faccio pulizia e le butto. è come se mi stessi distaccando dalle cose e nello stesso tempo ho paura.
( dal diario di A )
le mie ricette: un dolce " sano "
pane con l'uva
ieri ho fatto il pane con l'uva ho usato soltanto la pasta del pane a cui ho aggiunto 3 cucchiai di olio, poco zucchero e tanta uva sultanina, è un dolce con cui fa merenda anche la piccola Maria ( 16 mesi) e lo gradisce assai.
sabato 25 gennaio 2014
le mie ricette: filetto di maiale in crosta
Ogni tanto faccio qualche esperimento in cucina, oggi come secondo ho fatto un filetto di maiale in crosta di pane e devo dire che dalle persone che erano venute a pranzo è stato gradito.
Ho preso un filetto di maiale e dopo averlo rotolato nel mio misto di erbe aromatiche
http://raccontareunpaese.blogspot.it/2015/09/il-mio-vaso-prezioso.html
con l'aggiunta di poco sale l'ho rivestito con l'impasto fatto con carne macinata di manzo, mortadella di bologna, salsiccia , 50 gr. di mollica, 50 gr. di parmigiano, un uovo, sale e pepe.
Poi con il mattarello ho steso su carta da forno la pasta che uso per fare il pane e focacce e vi ho avvolto il filetto , ne ho inumidito con acqua la superficie e l'ho cosparsa con semi di girasole.
Ho fatto cuocere il filetto di maiale in crosta in forno a 190 gradi per 40 minuti
venerdì 24 gennaio 2014
specchiandomi nei tuoi occhi
nell'impossibile colore
de' tuoi occhi t'ho amato;
frammenti di fieno e mirto,
gocce di resina e muschi.
Scintille di stoppie
sotto acque chiare.
Riflessa nei colori della mia terra
t'ho amato.
de' tuoi occhi t'ho amato;
frammenti di fieno e mirto,
gocce di resina e muschi.
Scintille di stoppie
sotto acque chiare.
Riflessa nei colori della mia terra
t'ho amato.
giovedì 23 gennaio 2014
fiorellini di tessuto
per fare questi piccoli fiori in tessuto ho impiegato lo stesso tempo che ho impiegato per fare quelli più grandi
mercoledì 22 gennaio 2014
fiori di stoffa
altri fiori di stoffa terminati ieri sera
fiori con cui si possono decorare abiti, ravvivare maglie o mollette e passate per capelli
martedì 21 gennaio 2014
fiori di tessuto
i miei semplici fiori di tessuto
Sto preparando dei fiori di tessuto da applicare su mollette e passate per darli ad una onlus che li venderà a primavera nei mercatini.
lunedì 20 gennaio 2014
una tradizione che non c'è più
c'era un tempo quando per riscaldarsi le persone si riunivano nei metati, che erano piccole stanze dove venivano affumicate le castagne .Il fuoco veniva acceso al centro della stanza e la legna veniva ricoperta con "la pula", al fine di fare fumo ed un calore non eccessivo. Era un fuoco che non doveva spengersi e rimaneva acceso per circa 40 giorni. Per poter stare nei metati bisognava stare seduti perché all'altezza di un metro in su fino al piano superiore dove sopra i " cannicci " stavano le castagne il fumo formava una densa coltre.
C'erano nei paesi e nelle vicinanze diversi metati e in quelli dove la sera si riunivano più che altro uomini, magari portando a turno un po' di vinello leggero, c'era sempre un personaggio capace di raccontar storie, dai vecchi che ho conosciuto ho sentito parlare di Ottavio, mi dicevano che mai avevano sentito qualcuno capace di raccontare storie come sapeva fare lui.
Peccato che dopo tanti anni nessuno le ricordava più e così sono andate perdute.
metato = essiccatoi per castagne
Pula = la buccia delle castagne seccate l'anno prima
C'erano nei paesi e nelle vicinanze diversi metati e in quelli dove la sera si riunivano più che altro uomini, magari portando a turno un po' di vinello leggero, c'era sempre un personaggio capace di raccontar storie, dai vecchi che ho conosciuto ho sentito parlare di Ottavio, mi dicevano che mai avevano sentito qualcuno capace di raccontare storie come sapeva fare lui.
Peccato che dopo tanti anni nessuno le ricordava più e così sono andate perdute.
metato = essiccatoi per castagne
Pula = la buccia delle castagne seccate l'anno prima
domenica 19 gennaio 2014
glassa al cioccolato
Glassa al cioccolato
Fare la glassa al cioccolato è molto semplice; si mette sul fuoco 250 gr. di panna e quando bolle si spenge il fuoco e vi si aggiungono 250gr. di cioccolato spezzettato, in poco tempo il cioccolato si scioglie senza fare grumi e la glassa è pronta per ricoprire torte o biscotti.
Si può usare sia la panna da montare che quella da cucina ( nel post precedente per la torta io ho usato quella per cucinare), per una torta può bastare metà dose, se ne avanza non ci sono problemi, in frigo si conserva anche un mese e per usarla basta riscaldala a bagnomaria.
Se non si ha fretta
si lascia indurire la glassa a temperatura ambiente, altrimenti basta passare il dolce o i biscotti qualche minuto in frigo e la glassa s'indurisce.
Fare la glassa al cioccolato è molto semplice; si mette sul fuoco 250 gr. di panna e quando bolle si spenge il fuoco e vi si aggiungono 250gr. di cioccolato spezzettato, in poco tempo il cioccolato si scioglie senza fare grumi e la glassa è pronta per ricoprire torte o biscotti.
Si può usare sia la panna da montare che quella da cucina ( nel post precedente per la torta io ho usato quella per cucinare), per una torta può bastare metà dose, se ne avanza non ci sono problemi, in frigo si conserva anche un mese e per usarla basta riscaldala a bagnomaria.
Se non si ha fretta
si lascia indurire la glassa a temperatura ambiente, altrimenti basta passare il dolce o i biscotti qualche minuto in frigo e la glassa s'indurisce.
sabato 18 gennaio 2014
le mie ricette: dolce con cioccolato e canditi
dolce con cioccolato e canditi
ingredienti:
3 uova,
100 g. di zucchero + 6 cucchiai per fare la salsa al caramello,
150 di burro,
400 g. di farina,
150 g uvetta e 300 g. canditi,
una bustina di lievito per dolci.
Per prima cosa si fa la salsa al caramello,
si fanno caramellare 6 cucchiai di zucchero e appena raggiunge un bel colore ambrato vi si aggiunge un mezzo bicchiere d'acqua bollente ( facendo molta attenzione a non bruciarsi) E si fa in modo che si trasformi in una specie di miele piuttosto denso che lasceremo freddare.
Si sbattono bene le uova con lo zucchero, si aggiunge il burro sciolto a bagnomaria ed il caramello freddo, poi la farina con il lievito ed i canditi con l'uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida.
Si cuoce il dolce in forno con temperatura non molto alta per circa un ora.
Io l'ho ricoperto con glassa al cioccolato fondente e frutta secca.
venerdì 17 gennaio 2014
pane con pasta madre
questo è il pane appena sfornato, fatto con la pasta madre. è caldissimo e in casa c'è profumo di pane appena cotto. Mi piace fare il pane in casa ed oltretutto considerando che con un kg. di farina si ottiene 1kg. e 300 gr. di pane il risparmio è notevole. E poi sono sicura degli ingredienti con cui è fatto.
le mie ricette: pasta madre
la pasta madre come l'ho fatta io
ci sono probabilmente vari modi per fare la pasta madre , questa l'ho fatta con farina impastata aggiungendo un poco di acqua tiepida, succo di mela ottenuto spremendo in una garza la polpa di mela grattugiata ed un cucchiaino di miele. ho coperto il contenitore con pellicola alimentare poi con un maglia di lana ed ho tenuto in un ambiente caldo. Dopo 48 ore era così.
ho aggiunto ancora un poco di farina ed acqua tiepida poi di nuovo ben coperta e tenuta al caldo
ci sono probabilmente vari modi per fare la pasta madre , questa l'ho fatta con farina impastata aggiungendo un poco di acqua tiepida, succo di mela ottenuto spremendo in una garza la polpa di mela grattugiata ed un cucchiaino di miele. ho coperto il contenitore con pellicola alimentare poi con un maglia di lana ed ho tenuto in un ambiente caldo. Dopo 48 ore era così.
ho aggiunto ancora un poco di farina ed acqua tiepida poi di nuovo ben coperta e tenuta al caldo
e dopo altre 24 ore la pasta madre è pronta
quando la uso aggiungo all'impasto anche un piccolo pezzetto di lievito di birra ( circa 5 g. ogni kg. di farina) serve a far lievitare l'impasto in meno tempo. Quando uso la pasta madre ne lascio una piccola parte a cui aggiungo sempre e soltanto acqua tiepida e farina poi una volta lievitata la conservo in frigo. Se non si usa la pasta madre per tempi lunghi basta una volta alla settimana aggiungere un cucchiaio colmo di farina ed un poco d'acqua.
giovedì 16 gennaio 2014
mercoledì 15 gennaio 2014
per chi ama il cioccolato in tazza
cioccolato in tazza
ingredienti: 80 gr. di cacao amaro, 80 gr. di cioccolato fondente grattugiato, 35 gr fecola di patate o di maizzena, 160gr. di zucchero a velo e vanillina.
unire tutti gli ingredienti, mischiare bene e mettere chiusi in un sacchetto per alimenti o vaso di vetro.
Per preparare la cioccolata: versare 2-3 cucchiai di miscela in un pentolino con 300 ml. di latte freddo.
fate bollire a fuoco lento fino ad avere la densità desiderata.
ingredienti: 80 gr. di cacao amaro, 80 gr. di cioccolato fondente grattugiato, 35 gr fecola di patate o di maizzena, 160gr. di zucchero a velo e vanillina.
unire tutti gli ingredienti, mischiare bene e mettere chiusi in un sacchetto per alimenti o vaso di vetro.
Per preparare la cioccolata: versare 2-3 cucchiai di miscela in un pentolino con 300 ml. di latte freddo.
fate bollire a fuoco lento fino ad avere la densità desiderata.
riciclo di tessuti
riciclando tanti pezzetti di tessuti leggeri ho confezionato una borsetta.
con l'interno foderato in tessuto
probabilmente non la userò mai, è un po' troppo vivace per i miei gusti; forse era meglio se ci facevo un cuscino.
martedì 14 gennaio 2014
dall'ultima lettera alla moglie
Debbo purtroppo lasciarti, il fatto è che non ci siamo solo noi e il nostro amore a questo mondo: c'è tutta una vita che può rendere felici o infelici tutti noi e gli altri, ed è per quella felicità, più grande della nostra, ma che la comprende, che io sono partito.....
Dopo che a te, non ho creduto che a una cosa, ed è quella per cui muoio.
Georges Citerne ( partigiano )
attore francese assassinato a 38 anni
Dopo che a te, non ho creduto che a una cosa, ed è quella per cui muoio.
Georges Citerne ( partigiano )
attore francese assassinato a 38 anni
lunedì 13 gennaio 2014
due facce della stessa medaglia
Se dicessi: " ha cambiato totalmente la mia vita, non pensavo che mi accadesse, è arrivato d'improvviso, non me l'aspettavo, ancora non me ne rendo conto......."
Si potrebbe pensare che io parli dell'amore ; ma potrei anche parlare di dolore.
Se l'amore e il dolore giungono a noi percorrendo le stesse strade non sono forse fratelli?
Oppure sono due facce diverse ma appartengono alla stessa moneta?
Io non ho risposte.
Ho solo tante domande che cercano risposte."
Si potrebbe pensare che io parli dell'amore ; ma potrei anche parlare di dolore.
Se l'amore e il dolore giungono a noi percorrendo le stesse strade non sono forse fratelli?
Oppure sono due facce diverse ma appartengono alla stessa moneta?
Io non ho risposte.
Ho solo tante domande che cercano risposte."
vecchie foto: cavatori anni 60
questi sono cavatori agli inizi degli anni 60
privi di ogni elemento di sicurezza , come si vede alle loro spalle stavano lavorando ad un tunnel
che avrebbero poi fatto esplodere.
cava di bardiglio sotto il paese di Fabbiano
Giulio, Gino, Olintino, Leopoldo
domenica 12 gennaio 2014
i miei racconti: La vedova di Pietroduro
La vedova di Pietroduro
Lo chiamavano Pietroduro, non tanto perché fosse duro di comprendonio, ma perché fin da quand'era piccolo, nessuno era riuscito a fargli fare qualcosa che a lui non piaceva.
Anche quella mattina Arturo, che era il capo - cava di quei sette operai cercava di convincerlo a mettersi il casco prima di salire in tecchia, così come stabilivano le nuove leggi di sicurezza.
" Mettiti quel casco, che se succede qualcosa ne vado di mezzo io " Gli diceva Arturo.
" Noe!!" gli rispondeva Pietroduro "Io quella pentola lì in testa non mi ce la metto, un mi vorrai mia fa coce il cervello con questo sole? Piuttosto mi ripiglio la giacchetta e vado a casa!!"
"Quanto a cervello, non c'è pericolo perché in quella testa lì un ce n'è mai passato". Disse Ugo ,magro ,lungo e pelato che stava appoggiato ad un blocco di marmo con una sigaretta messa di traverso, ed aveva smesso di lavorare per ascoltare i due ".
Pietroduro gli rispose con un gestaccio, poi si rivolse verso il capo e gli disse "Quest'altro giovedì venghino in cava quelli dell'assicurazione a fa un controllo a "sorpresa" sulla sicurezza, quando Arma' va a prenderli con il motocarro, vol dire che me lo metto tanto che ci stanno loro."
" Va via testone duro, fa come ti pare" gli disse Arturo.
Ma si vede che a ciò ch'è scritto nessuno scappa e Pietroduro colto in piena testa da un sasso, rimase lassù a mezza tecchia penzoloni come un ragno .
Mai in paese s'era vista una vedova disperarsi tanto e così a lungo come quella di Pietroduro.
Una settimana dopo la sepoltura, in cava , durante la colazione, gli uomini erano seduti in baracca ed Arturo disse:
" O ragazzi ci sarà da fare una colletta per la famiglia di Pietro "
Ma gli uomini non risposero e qualcuno abbassò lo sguardo; erano tempi duri e "la mesata" non era mai sicura.
Arturo si rivolse nuovamente agli uomini :" Sapete che si fa? S'attacca un tascapane al chiodo, qui in baracca e questi giorni ognuno mette quello che può, magari si dice anche a quelli della cava vicina.
Poi sabato si porta tutto a Gioele, il su fratello, perché io a portalli alla Rosalba un me la sento; un c'ho il coraggio!" E così rimasero tutti d'accordo .
Gioele, fratello di Pietroduro, e sua moglie Ida erano preoccupati perché la cognata tutte le sere andava al cimitero e tornava a casa che faceva notte, temevano che commettesse qualcosa d'irreparabile, così decisero di seguirla di nascosto.
Quando la Rosalba Chiuse la porta e si avviò fuori paese per la mulattiera che conduce al cimitero sulla collina, loro la seguirono.
Il cancello del cimitero non veniva mai chiuso tanto a cosa sarebbe servito? chi stava fuori, la notte non aveva alcuna voglia di entrarvi e chi vi stava dentro non ne usciva.
Gioele e la moglie videro la Rosalba che metteva nel vaso qualche fiore senza mettere l'acqua, eppure come ogni sera, uscendo di casa aveva preso anche una bottiglietta d'acqua.
La vedova prese subito la via del ritorno verso casa ma quando arrivò a metà strada, si diresse verso i campi e lì c'era qualcuno che l'attendeva e non per fare dei discorsi.
Mentre la moglie di Gioele si faceva un segno di croce dietro l'altro, il marito gli faceva segno di stare zitta che voleva riconoscere l'uomo.
I due, poi si misero a parlare e la Rosalba tirò fuori dalla tasca un pacchetto di tabacco e le cartine che dette all'amante, gli porse pure la bottiglia che certo non conteneva l'acqua per i fiori.
Gioele, gattonando s'era avvicinato e nascosto da un cespuglio, se non vedeva chiaramente la faccia riconobbe però a chi apparteneva la voce.
Il sabato sera Arturo con Stioppo andarono a casa di Gioele portando con se quel poco di soldi che quasi di nascosto gli uni dagli altri, avevano messo nel tascapane.
I due un poco si scusarono per la piccola somma raccolta e fu a quel punto che Gioele disse: "
Sapete?! Avevo deciso di non parlarne con nessuno, ma adesso devo dirlo, perché quei soldi lì a coscienza non li poso portà' alla mi' cognata che c'ha un omo ed a quello che ho capito è un bel po' di tempo che mettea di mezzo il mi' fratello. è più giusto che ognuno si ripigli quello che è suo e che non vada a finire in vino e tabacco per quello lì, che lavora nelle cave dell'Altissimo e riscote tutti i mesi".
Ridare a ciascuno ciò che aveva versato non era cosa facile, qualcuno si sarebbe vergognato a dire quanto poco aveva messo nel tascapane.
Fu cosi che gli uomini, su consiglio di Arturo decisero di farci una cena al baretto del paese.
Quella sera, tra un bicchiere e l'altro, mangiando polenta e baccalà andavano avanti con: " Ti ricordi quella volta che Pietroduro......."
" Altro che se me lo ricordo! Di duri così un ne rinasce...pero che core grande che aveva! "
E così via discorrendo.
Nessun altro in paese fu mai commemorato con tanto affetto e simpatia, e perché no, anche con gratitudine per quella cena.
lettera di un condannato a morte della resistenza
Vienna Landesgericht, cella 120
Karla amatissima,
Non ho mai concepito l'internazionalismo come un fattore ostile, avverso all'idea nazionale, ma come un intesa dei vari interessi nazionali nell'interesse di un fecondo sviluppo di tutta l'umanità. Respingo la guerra in tutte le sue forme e non mi auguro altro che un intesa fra le nazioni, basata sulla perfetta uguaglianza dei loro diritti. Contro l'idea della violenza, la violenza dell'idea.
Franz Mager
Lettera di un falegname austriaco giustiziato nel 1943
i miei racconti: la nonna
Nessuno ha mai regalato un fiore alla nonna che ci faceva il croccante con i semi del pesco raccolti per strada e ci cuoceva patate e cipolle sotto la cenere del camino.
Mai la nonna ha avuto una sua festa.
La nonna è morta. Intorno a lei ci sono tanti fiori e tutto il paese è nella sua casa. Ancora stringe tra le mani il rosario , tante volte per non cadere, ad esso s'è aggrappata come alla più salda delle corde.
da un mio racconto
venerdì 10 gennaio 2014
marginetta
questa è una marginetta che si trova lungo una mulattiera e come si può vedere al suo interno c'è un sedile in pietra per fare in modo che chi veniva sorpreso dalla pioggia durante il cammino potesse sedersi. Purtroppo è priva d'immagine sacra .Si vede chiaramente che è stata tolta.
giovedì 9 gennaio 2014
quando le donne cantavano...
è da tanto tempo che non sento più le donne cantare.
Quando ero piccola, le donne spalancavano le finestre, mettevano all'aria coperte e lenzuola e cantavano, stendevano i panni, cullavano i figli e cantavano.
Anche Dante un giorno mi diceva che quando lui era giovane e la gente lavorava la terra, bastava che qualcuno iniziasse a cantare che altri nei campi vicini si univano a quel canto.
Anche i bimbi facendo alcuni giochi cantavano filastrocche che facevano parte del gioco stesso.
Eppure oggi s'ascolta più canzoni di una volta quando poter ascoltare una radio non era alla portata di tutti.
C'erano canzoni che piacevano di più? ....Può darsi
Erano tempi migliori? ...Non credo visto che Dante mi parlava degli anni 30 - 40.
Ed allora perché non si sente più la gente cantare?
mercoledì 8 gennaio 2014
martedì 7 gennaio 2014
lunedì 6 gennaio 2014
le mie ricette: biscotti della Befana
i biscotti della befana
biscotti che appartengono alla tradizione , biscotti che dalle mie parti chiamano "pefanini"
Questi sono i "pefanini " biscotti che si usa fare dalle nostre parti per il giorno della Befana e non solo. Si trovano varie ricette ma spesso sono con pasta frolla., l'impasto dei befanini è diverso, con poco burro e non molto zucchero per cui anche adatto per i bambini piccoli.
vecchia ricetta dei " pefanini"
Ingredienti:
Ingredienti: 500 r. farina, 250 g. di zucchero, 125 g. di burro, 4 uova 1 dl. di latte, buccia d'arancio o limone grattugiata, una bustina di lievito per dolci . ( come polvere lievitante nella vecchia ricetta si usava il cremor di tartaro )
Si sbattono un poco le uova e lo zucchero poi si aggiunge il burro e se non è bello morbido è meglio scioglierlo a bagnomaria oppure nel forno tiepido
si aggiungono gli altri ingredienti e si tira l'impasto
con un altezza di un mezzo cm. poi si tagliano i befanini con delle formine si bagna la superfice con un poco di latte, si cospargono di codette colorate e si mettono in forno a 180 gradi per circa 10 minuti.
i miei racconti: giorno della befana tempo fa
C'erano in una casa fuori paese due fratellini che a tenerli svegli non era, quella notte, l'attesa della befana dalla quale sapevano non avrebbero ricevuto alcun dono, ma a non farli dormire era la fame.
Il padre Salvatore ,pensava che ormai i figli al piano di sopra stessero dormendo, così presi due coperchi delle scatole per la tinta dalle scarpe vi versò un cucchiaio di farina di castagne impastata con un po' d'acqua e con l'aiuto delle molle, li mise a cuocere sulle braci del focolare, ripeté più volte l'operazione per far credere a Gino ed a Marco che la befana aveva portato loro qualcosa.
Ma i due bimbi che attraverso le tavole sconnesse del pavimento sentivano il profumo, appena il padre, che era salito in camera, si mise a dormire loro scesero in cucina e si mangiarono quella specie di piccole tortine fatte con acqua e farina.
Quando il giorno dopo, giorno della Befana, i due fratellini scesero nella cucina il padre disse loro con un sorriso: "Questa notte era passata la befana ma non ha lasciato nulla, si vede che aveva tanta fame e s'è mangiata tutto.
domenica 5 gennaio 2014
sabato 4 gennaio 2014
le mie ricette: vol au vent con salmone
vol au vent al salmone
avevo in casa una confezione di salmone affumicato e l'ho usato per riempire alcuni vol au vent, ma ho pensato di usare della ricotta al posto di maionese, per ottenere un piatto meno grasso.
Ho preso della ricotta ben soda, una fetta di pancarrè privato della crosta scura, salmone, un pizzico di sale, un cucchiaino di paprica ed ho messo tutto nel mixer ottenendo una crema.
Dopo aver riempito i vol au vent gli ho guarniti con gamberetti e capperi.
Sono stati graditi e tale ripieno penso che sia buono anche spalmato sulle tartine.
venerdì 3 gennaio 2014
boschi abbandonati
Ogni volta che posso, la mattina presto mi piace andar per boschi da sola e percorrere sentieri dimenticati. A volte per proseguire bisogna scavalcare qualche ramo o tronco caduto che nessuno rimuove. Guardo i vecchi castagni che hanno tolto la fame a tante generazioni, penso a questi boschi popolati da famiglie intere che sapevano trarne nutrimento per uomini ed animali.
Tutto ciò che potevano utilizzare veniva raccolto, frutti, rami secchi ed anche i cardi vuoti erano utili per accendere il fuoco, nemmeno le foglie cadute lasciavano nel bosco, ci facevano lettiere per gli animali. Gli alberi non venivano danneggiati perché ogni anno davano i loro frutti ed era cibo prezioso per l'inverno. La pianura aveva il grano e la montagna le castagne ed a volte barattavano la farina. Occorrevano tre sacchi di farina di castagne per averne uno di farina di grano ( pensare quanto oggi al contrario costi cara la farina di castagne ).
Penso alla dura vita che facevano, poveri ma sicuri delle loro poche certezze.
Mentre noi che conosciamo tante cose siamo dubbiosi di tutto.
Tutto ciò che potevano utilizzare veniva raccolto, frutti, rami secchi ed anche i cardi vuoti erano utili per accendere il fuoco, nemmeno le foglie cadute lasciavano nel bosco, ci facevano lettiere per gli animali. Gli alberi non venivano danneggiati perché ogni anno davano i loro frutti ed era cibo prezioso per l'inverno. La pianura aveva il grano e la montagna le castagne ed a volte barattavano la farina. Occorrevano tre sacchi di farina di castagne per averne uno di farina di grano ( pensare quanto oggi al contrario costi cara la farina di castagne ).
Penso alla dura vita che facevano, poveri ma sicuri delle loro poche certezze.
Mentre noi che conosciamo tante cose siamo dubbiosi di tutto.
i miei racconti: Meglio un gobbo
Quando ero piccola si giocava sempre all'aria aperta, tempo permettendo. I pomeriggi d'estate si cercavano luoghi ombrosi che nelle stradine del paese non mancavano, si mettevano le poche cose per giocare sopra i muretti in pietra e li si tritava erba e foglie e quando per strada si trovava qualche nocciolo di pesco con una pietra si spaccava e si mangiava la mandorla amara che esso conteneva.
C'era una piazzetta ombrosa, la cui padrona camminava con molta fatica e stava pomeriggi interi seduta davanti alla sua porta , e le donne che andavano a lavare i panni alle pozze si fermavano un poco per farle compagnia e per sparlare dei paesani.
Spesso noi giocavamo sul muretto che divide la sua piazza dalla strada e ascoltavamo i discorsi che facevano le donne. Un giorno passò nella strada uomo con un sacco vuoto e una falce; andava a fare erba per i conigli.
Vedendolo passare una donna tutta vestita di nero disse: " Però Pasquà' anco s'è vecchio è sempre un bell'omo"
Ed un altra, seduta sul muretto dove noi si giocava le rispose: " Meglio un giovanotto gobbo che un bel vecchio. "
E noi bimbe parlando piano si diceva: " a me un mi garba né un vecchio né un gobbo.
Poi con gli anni abbiamo capito il senso di quello che dicevano.
C'era una piazzetta ombrosa, la cui padrona camminava con molta fatica e stava pomeriggi interi seduta davanti alla sua porta , e le donne che andavano a lavare i panni alle pozze si fermavano un poco per farle compagnia e per sparlare dei paesani.
Spesso noi giocavamo sul muretto che divide la sua piazza dalla strada e ascoltavamo i discorsi che facevano le donne. Un giorno passò nella strada uomo con un sacco vuoto e una falce; andava a fare erba per i conigli.
Vedendolo passare una donna tutta vestita di nero disse: " Però Pasquà' anco s'è vecchio è sempre un bell'omo"
Ed un altra, seduta sul muretto dove noi si giocava le rispose: " Meglio un giovanotto gobbo che un bel vecchio. "
E noi bimbe parlando piano si diceva: " a me un mi garba né un vecchio né un gobbo.
Poi con gli anni abbiamo capito il senso di quello che dicevano.
giovedì 2 gennaio 2014
la " fola" del galletto e della volpe
Il galletto e la volpe
C'era un giovane galletto che aspirava a divenire il re del pollaio, ma era ancora un giovane pollastro privo di esperienza.
Sia il giorno che la notte faceva pratica di canto, disturbando tutto il pollaio, anche perché dalla sua gola uscivano solo grida sgraziate.
Una sera, quando le galline erano già rientrate il galletto era salito sopra una fascina di legna e come era solito si mise a cantare a squarciagola.
Passò di li una vecchia volpe, molto furba e cominciò a dirgli:" Ma sei proprio un bel gallo, e che voce, non ho mai sentito una voce così bella, ti prego canta ancora".
così il pollastro si gonfiò il petto d'aria, chiuse gli occhi ed allungò il collo pronto ad emettere il suo"bel canto " . E la volpe furbacchiona l'afferrò al volo allontanandosi di corsa dal pollaio.
" Dove mi porti, dove mi porti", strillava spaventato il galletto.
" sco, sco" diceva la volpe scappando e tenendo stretto tra i denti il galletto.
" Non capisco Dove mi stai portando?"
" Ti porto nel bosco " gli disse la volpe, ma parlando aprì la bocca e l'inesperto galletto volò sopra un castagno.
La volpe comprese bene che per quella sera sarebbe rimasta senza cena, e guardando il galletto dal basso, disse ." Accidenti a me che ho parlato quando dovevo tener la bocca chiusa. "
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questa favola e come tante altre favole , se ne possono trovare di simili in vari luoghi, perché venivano tramandate oralmente, spesso da persone analfabete, e il bello delle favole è che raccontandole ognuno , aggiungeva o toglieva a piacere.
I bimbi, nonostante abbiano tanti giocattoli, più o meno moderni, amano ascoltare le favole
mercoledì 1 gennaio 2014
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