Dopo l'ultima guerra quando si stava per tornare alle urne Arturo seguiva tutti i politici che venivano sulla piazza del paese e in quelle dei paesi vicini a tenere i loro discorsi di propaganda.
Ma Arturo che prima aveva le sue idee politiche ben chiare dopo aver ascoltato tanti discorsi era un po' confuso. E siccome prima di dare il suo voto voleva aver chiarimenti, un lunedì mattina scese a valle percorrendo la mulattiera che attraversa i boschi, stava andando dall'avvocato ( vedi post i signori si divertono 4 sett. ) .Entato nello studio con un po' d'imbarazzo gli fece il discorso che s'era preparato durante il cammino " Vorrei sapere una cosa da voi che avete studiato e girato il mondo; ma se vincono le elezioni i comunisti è vero che ci prendono tutti gli averi e poi li dividono in parti uguali tra tutte le persone? "
"Ho ! per bacco! " gli rispose l'avvocato " se le cose stanno così li voto anch'io perché facendo bene i conti a me dovrebbero dare duemila lire "
Il cavatore lungo la strada del ritorno era soddisfatto anche perché il consiglio era stato gratis ; l'avvocato con queste cose si divertiva.
Arturo attraversando i boschi e avvicinandosi a casa , con i pantaloni dove anche le toppe erano rattoppate pensava che avrebbe convinto anche il fratello a votare i comunisti, perché se all'avvocato che era ricco avrebbero dato duemila lire chissà che bella cifra sarebbe andata a loro due.
lunedì 30 settembre 2013
domenica 29 settembre 2013
i miei racconti: lei che sembra immutabile
Potrei stare un giorno intero sdraiata su questo muro di pietra che costeggia il sentiero a guardare questa montagna che mi si para davanti. potrei rimanervi immobile finché le ossa cominciano a dolermi.
Lei che può sembrare immutabile invece così diversa nelle ore del giorno,
fin dal momento che precede l'alba e le nebbie si levano dal basso risalendo le gole e si sciolgono dalla vetta in un ultimo abbraccio, simili al respiro di un gigante.
La vetta si fa cristallina e poi la luce del sole comincia a bagnarla simile ad un velo di miele rosato che scende verso il basso.
Non amo venire qui in compagnia, che ci venga pure a goderne chi vuole ma io ci vengo da sola perché non so cosa sia ma quello che provo qui ha bisogno di silenzio.
Guardo le pietre di questo sentiero ormai abbandonato, levigate dai passi frettolosi di chi scendeva a valle e da quelli stanchi della risalita.
Alla mia destra ancora scorre l'acqua della fonte con instancabile sonorità versandosi all'interno della grossa pietra scavata ignara che non sbocceranno più amori riempiendo brocche d'acqua fresca.
Ne ci saranno più bimbi a fare gare di velieri fatti con le zucche nelle pozze del canale dove mobili sventrati stanno marcendo.
Presso la fonte, ancora instancabile torna a fiorire la vecchia ortensia azzurra , sopravvissuta ala mano gentile che l'ha piantata.
che temporale !
oggi volevo andarmene un po' in giro ma verso le 10 il celo s'è fatto talmente scuro che si sono accese tutte le luci delle strade e dopo poco una pioggia talmente forte e con vento che entrava attraverso le mie finestre chiuse , il che m'ha costretto a correre da una finestra all'altra con asciugamani a tamponare l'acqua.
Chi in passato ha messo persiane o scuri esterni alle finestre ha risolto il problema ma non possiamo più farlo dicono che non sono compatibili con un centro storico, ma se stamani non ero in casa trovavo i pavimenti bagnati. dovrò trovare una soluzione perché le finestre in legno sono si belle ma dopo qualche anno non sigillano più. Una volta le soglie interne delle finestre pendevano verso l'esterno e c'era un foro che uscendo fuori dal muro portava via l'acqua che entrava con i temporali.
Chi in passato ha messo persiane o scuri esterni alle finestre ha risolto il problema ma non possiamo più farlo dicono che non sono compatibili con un centro storico, ma se stamani non ero in casa trovavo i pavimenti bagnati. dovrò trovare una soluzione perché le finestre in legno sono si belle ma dopo qualche anno non sigillano più. Una volta le soglie interne delle finestre pendevano verso l'esterno e c'era un foro che uscendo fuori dal muro portava via l'acqua che entrava con i temporali.
sabato 28 settembre 2013
mattino
Era ancor notte, quando la pioggia irrequieta battendo sui vetri m'ha svegliata, anche il gatto che dormiva nel mio letto è stato svegliato dai tuoni e s'è infilato sotto la coperta. E cessata la pioggia, la notte si fa chiara, gli uccelli hanno lasciato il rifugio sotto la grondaia le foglie sono lucidate nei loro colori non ancora autunnali.
Se n'è andata la pioggia dissetando il suo cammino, sono rimaste, appese ad una ragnatela tra i rami del pero, le ultime gocce come perle trasparenti.
Sia questa una buona giornata per tutti voi, un giorno privo di tristezze
a tutti voi
A tutti voi che avete voglia di leggere ciò che scrivo ovunque siate auguro una buona notte e i sogni più belli
G
se fossi...
Se fossi poeta, poeta di campagna vorrei cantar non di esotiche bellezze ne di lidi lontani, ma della notte che lievita il pane, d'una lacrima che scorre lenta nei solchi lasciati dal tempo sul viso di mio padre o di un muschio che dissetato sa trasformarsi in prezioso velluto.
Ma sono solo una donna che coltiva il suo orto.
i miei racconti: la colpa è del vento
Ninna nanna ,dormi dormi non aver paura non è la mamma è stato il vento a tirar giù la canna, dormi o bimbo che il babbo è nel letto e vuol dormir.......
Tante volte da piccola ho sentito cantare in paese questa strana ninna nanna , poi un giorno mi hanno detto la sua origine.
C'era una giovane mamma che aveva pochi lavori da fare e tempo per annoiarsi anche perché il marito lavorava nelle cave di marmo lontane e tornava a casa solo il sabato sera.
Di fronte alla sua casa abitava un giovane di belle parole e poca voglia di lavorare .
La donna con malizia si sedeva davanti alla finestra ad allattare il suo bimbo e il ragazzo era sempre a guardarla , poi avevano cominciato a chiacchierare dalle due finestre vicine ed a frequentarsi.
Quando il marito non c'era lei toglieva dalla finestra la canna che serviva per stendere i panni e quello era il segnale che lui poteva raggiungerla in casa sua.
Ma un giorno su in montagna dove il marito lavorava aveva nevicato e lui a sera era giunto a casa ,proprio nel momento che la moglie aveva tolto la canna come segnale per il suo amante il quale
già aveva aperto la porta per uscire di casa.
Allora la mamma prese dal letto il bimbo che a dire la verità stava già dormendo e davanti alla finestra perché il ragazzo comprendesse la situazione improvvisò questa ninna nanna.
e poi ho scoperto che c'è pure chi la canta ascoltatela è bellina
venerdì 27 settembre 2013
cos' è la colpa
Ci sono persone che fanno del male durante tutta la loro vita e non ne hanno il minimo turbamento. Ho conosciuto persone il cui unico godimento era fare del male. Ci sono altre persone che non stanno in pace nemmeno al pensiero di aver offeso qualcuno involontariamente, magari avendo pronunciato una frase inopportuna.
Questi modi di essere fanno parte della natura umana ? Se è così cos'è la colpa? c,è una colpa?
Un giorno stavo camminando a piedi in una strada di montagna per recarmi ad un funerale, da lontano provenivano schiamazzo di ragazzi che quasi copriva il rumore del loro motorino e quando mi passano vicino mi sputano addosso. Io istintivamente mi sono guardata le mani e mentre loro si allontanavano a gran velocità io proseguivo per la mia strada. Solo a distanza di tempo ho capito che avevo guardato le mie mani vuote cercando qualcosa forse da tirargli , e se avessi avuto una pietra ancor prima di pensare l'avrei tirata?
Talvolta mi chiedo se quando qualcuno fa del male è sempre una scelta consapevole?
Questi modi di essere fanno parte della natura umana ? Se è così cos'è la colpa? c,è una colpa?
Un giorno stavo camminando a piedi in una strada di montagna per recarmi ad un funerale, da lontano provenivano schiamazzo di ragazzi che quasi copriva il rumore del loro motorino e quando mi passano vicino mi sputano addosso. Io istintivamente mi sono guardata le mani e mentre loro si allontanavano a gran velocità io proseguivo per la mia strada. Solo a distanza di tempo ho capito che avevo guardato le mie mani vuote cercando qualcosa forse da tirargli , e se avessi avuto una pietra ancor prima di pensare l'avrei tirata?
Talvolta mi chiedo se quando qualcuno fa del male è sempre una scelta consapevole?
mercoledì 25 settembre 2013
i nostri giorni
Nulla possiamo fare per trattenere i nostri giorni che se ne vanno uno ad uno come i grani di sabbia stretti nel pugno, alla fine rimarranno tra le dita del ricordo solo i giorni in cui avremo amato e dedicato agli altri.
come una camelia
La nostra amicizia ha una lunga data ma i nostri incontri sono sempre stati casuali. Ci incontravamo magari ai mercati, alle feste come ai funerali. Ma c'era qualcosa a farci simili al di la del diverso tipo di vita che ognuno di noi aveva, delle nostre diverse età e cose materiali che l'una aveva e all'altra mancavano.
Era il dolore che l'una conosceva dell'altra, il dolore di lei era datato ma non per questo meno sentito, mentre il mio era recente ed aveva aperto in me spaccature che lei per esperienza sapeva non si sarebbero mai colmate.
Ognuna di noi reagiva alla sofferenza in modo diverso, io mi chiudevo in un muto inselvatichimento, mentre lei sembrava la persona più serena del mondo. Teneva tutto nascosto sotto una quieta espansività, sempre sorridente ed aperta verso tutti ma simile a me nel non parlare di ciò che si portava dentro.
Ma ora qualcosa in lei ha ceduto, l'ultima volta che l'ho vista ho pensato alla fuliggine che si attacca alle foglie della camelia che vedo dalla mia finestra. Una nera fuliggine che sembra una polvere leggera ma in realtà la sta soffocando ricoprendo sempre più foglie e tutta la pioggia dell'inverno non è riuscita a lavarla via.
Non a caso spesso vengo a passare davanti alla sua casa dove alle finestre prima pendevano rossi gerani ed erano un invito a fermarsi.
Passo spesso davanti a quelle finestre chiuse e con le tende tirate perché talvolta in quelle tende vedo aprirsi un piccolo spiraglio. Forse incuriosita dal rumore dei passi guarda chi è ma non vuol esser vista, non ha voglia di parlare on nessuno. Io le faccio un cenno di saluto, lei allarga un po' più la tenda, e vedo un sorriso appena accennato, sincero ma senza colore come le bianche camelie che in questi giorni cominciano a schiudersi sui rami davanti alla mia finestra.
Non ho mai bussato alla sua porta e se lo facessi ora temo che non mi aprirebbe. Vorrei che un giorno mi chiedesse d'entrare ed allora vorrei potergli dare in prestito il mio cuore il mio " sentire " e metterlo di fianco al suo.
Senza parole, perché non ne saprei trovare di giuste, vorrei che " sentisse " che val la pena d'aprire quelle finestre e uscire fuori, altro non fosse che per sentire sulla pelle il sole tiepido di questa stagione.
( 9 marzo diario di A. )
Era il dolore che l'una conosceva dell'altra, il dolore di lei era datato ma non per questo meno sentito, mentre il mio era recente ed aveva aperto in me spaccature che lei per esperienza sapeva non si sarebbero mai colmate.
Ognuna di noi reagiva alla sofferenza in modo diverso, io mi chiudevo in un muto inselvatichimento, mentre lei sembrava la persona più serena del mondo. Teneva tutto nascosto sotto una quieta espansività, sempre sorridente ed aperta verso tutti ma simile a me nel non parlare di ciò che si portava dentro.
Ma ora qualcosa in lei ha ceduto, l'ultima volta che l'ho vista ho pensato alla fuliggine che si attacca alle foglie della camelia che vedo dalla mia finestra. Una nera fuliggine che sembra una polvere leggera ma in realtà la sta soffocando ricoprendo sempre più foglie e tutta la pioggia dell'inverno non è riuscita a lavarla via.
Non a caso spesso vengo a passare davanti alla sua casa dove alle finestre prima pendevano rossi gerani ed erano un invito a fermarsi.
Passo spesso davanti a quelle finestre chiuse e con le tende tirate perché talvolta in quelle tende vedo aprirsi un piccolo spiraglio. Forse incuriosita dal rumore dei passi guarda chi è ma non vuol esser vista, non ha voglia di parlare on nessuno. Io le faccio un cenno di saluto, lei allarga un po' più la tenda, e vedo un sorriso appena accennato, sincero ma senza colore come le bianche camelie che in questi giorni cominciano a schiudersi sui rami davanti alla mia finestra.
Non ho mai bussato alla sua porta e se lo facessi ora temo che non mi aprirebbe. Vorrei che un giorno mi chiedesse d'entrare ed allora vorrei potergli dare in prestito il mio cuore il mio " sentire " e metterlo di fianco al suo.
Senza parole, perché non ne saprei trovare di giuste, vorrei che " sentisse " che val la pena d'aprire quelle finestre e uscire fuori, altro non fosse che per sentire sulla pelle il sole tiepido di questa stagione.
( 9 marzo diario di A. )
l' albero dei palloncini
L' albero con i palloncini sotto cui abbiamo festeggiato il primo compleanno
di Maria purtroppo si vedono solo metà dei palloncini perché gli altri dopo due giorni sono
scoppiati.
martedì 24 settembre 2013
essere ed avere
Ho sempre insegnato a mio figlio che nella vita bisogna cercare di essere e non solo di avere perché ciò che noi siamo nessuno potrà togliercelo mai mentre tutto ciò che abbiamo può esserci tolto dagli eventi della vita o da altre persone.
E le catene più difficili a spezzare sono quelle che un po' per giorno ci leghiamo attorno magari per avere cose inutili.
(diario di A. 27 ottobre )
lunedì 23 settembre 2013
senza che io t' abbia cercato
Senza che Tu mi abbia cercato. Senza che io t'abbia cercato un giorno ci troveremo lassù.
Se non per questo, per cos' altro quando il buio della notte svapora, il freddo dell'alba mi risucchia lassù?
E cos'altro mi fa attraversare la selva dove le foglie ancora gocciolano l' umidità della notte ed io attraverso canali di pietre e tronchi divelti coperti dai muschi per raggiungere quelle rocce dove l'eco ripete il grido che nasce dalla gola di un falco.
Quelle rocce che come cattedrali silenziose e nude si levano contro il celo ed ancor fredde della notte cominciano a sorbire il sole mentre sui colli che chiudono la valle le nubi s'orlano d'oro e nell'aria si leva odor di resina e mirto.
torta di compleanno
Questa è la torta del primo compleanno di Maria . Fatta in casa da Antonietta con pan di spagna, crema e tanta panna , le rose in pasta di zucchero l'ho fatte io. Sono molto belle le torte ricoperte e decorate in pasta di zucchero che anche io talvolta faccio ( creareconpastemodellabili blogspot.it post le mie torte ) ma devo dire che a mio parere sono più buone le torte come questa dove tutto viene mangiato mentre con quelle in pasta di zucchero quasi nessuno mangia le decorazioni ed io in cucina odio gli sprechi.
domenica 22 settembre 2013
riciclo di tessuti
Questi ultimi tempi , nel tempo libero cerco di usare i tessuti vecchi e nuovi che si trovano stipati in un mio armadio. Questa volta ne ho fatto una coperta, Dopo aver unito i tessuti tra di loro con cuciture dal rovescio del lavoro l'ho appoggiate su di uno strato di imbottitura e poi su di un altro strato di tessuto in cotone rifinendo il tutto con una striscia tagliata in sbieco. Ora dovrò trapuntarle e il lavoro sarà finito. Una nuova coperta a costo molto basso, ho acquistato solo l'imbottitura e il filo per cucire.
sabato 21 settembre 2013
fettuccia di riciclo
Circa un mese fa mi sono recata in un negozio grande e ben fornito di tessuti che
vendeva anche grossi gomitoli di fettuccia ma guardandola bene a me sembrava non
la fettuccia come avevo acquistato tempo fa in un lanificio. Mi sembrava tessuto di
maglina sottile tagliato a striscioline e allora ho pensato : ma questo posso farlo anche
io. Così appena ho avuto un po' di tempo ho cercato in un armadio dove conservo tutto
quello di cui non riesco a disfarmi , soprattutto vecchi indumenti e pezzi di tessuti nuovi.
Ho iniziato con il tagliare cose in jersey e devo dire che si fa abbastanza presto.
Senza marcare il tessuto se si tratta di indumenti in maglia sottile gli taglio a spirale lasciando
le cuciture oppure taglio dritto , sempre dal lato più elastico del tessuto, strisce alte circa 2 cm.
che metto assieme con piccoli nodi stretti ( che lascerò sul rovescio del lavoro ) e tirando
leggermente ne faccio dei gomitoli da lavorare con ferri o uncinetto.
venerdì 20 settembre 2013
Il silenzio della notte 21 ottobre
Fuori, dai rami del vecchio pero veniva il malaugurante grido della civetta. Malaugurante per chi?
Non più per me, ormai il tutto è accaduto.
Qualcuno dalla casa vicina ha aperto la finestra e battendo su una pentola l'ha spaventata e la civetta se n'è volata via; ora tutto è silenzio.
C'è silenzio nella mia casa : da troppo tempo c'è silenzio! Eppure....questa notte sembra rilasciare tutte le voci che le mura vecchie di secoli hanno ascoltato.
E poi sembrano rilasciare anche gli odori e un qualcosa che non so è come una figura, un pensiero...
Una donna che si avvicina alla ripida scala di legno per salire al piano di sopra e si ferma un attimo, vicino alla scala.
Incastrata nel muro, tra la scala e il camino c'è un acquasantiera di marmo sovrastata da una piccola croce di legno e lei bagna la punta delle dita della mano destra nell'acqua benedetta e poi si fa il segno di croce.
( diario di A. )
giovedì 19 settembre 2013
abito per neonato
Questo è un abitino per neonata che ho fatto e ricamato.
Sarebbe adatto a una piccola di circa 3 mesi ma visto che la bimba
nascerà tra poco non so se potrà indossarlo perché tra tre mesi farà
freddo e il tessuto è in cotone.
martedì 17 settembre 2013
una porta chiusa
Dove sono io mentre la mia immobilità si fissa sulle luci della pianura e si leva l'occhio a raggiungere luoghi dove i miei passi non mi condurranno più ?
Io sono dietro una porta che mi sono chiusa alle spalle perché troppe porte si sono chiuse davanti a me. Sono la dove mi porta il pensiero, forse in un tempo che non è questo.
Ferma nell'alba che spenge gli ultimi lumi della processione e la notte morente esala respiri di mirto e d'incenso.
A rincorrer sterili mammelle che m'hanno dato solo cibo. Sospesa tra il finito e l'infinito la dove una porta mi si para davanti e non ho la forza per aprirla eppure ha la fragilità d'una ragnatela ed un' acquosa trasparenza. Dietro vi troveri gli errori che non ho avuto il coraggio di fare e tutte le parole taciute ma aprendola temo di vederne il danno.
Sono persa nelle cose smarrite, nella cose negate, nell'azzurro pensiero che mi porta da te.
lunedì 16 settembre 2013
le mie ricette: un dolce per famiglia alla frutta
Questo è un dolce che richiede poco tempo per farlo
Dolce con le mele
Questo è un dolce semplice adatto anche per la merenda dei bimbi, non bisogna nemmeno
pesare gli ingredienti. La ricetta l'ho presa dalla mia scatola delle ricette ( post di agosto ), a darmela fu un mio parente che l'estate faceva il cuoco a Forte dei Marmi.
Ingredienti : 1 kg di mele, 120 g. di burro più un pezzetto per unger la teglia, 3 uova, 10 cucchiai di zucchero, 14 cucchiai di farina, buccia di limone grattugiata o se preferite vaniglia, 5 cucchiai di latte e una bustina di lievito.
Si sbuccia la frutta e si taglia a fettine, si sbattono le uova con lo zucchero, si aggiunge il burro sciolto a bagnomaria, la buccia grattugiata del limone ,la farina e il latte in cui ho sciolto la polvere lievitante e dopo aver mischiato tutto si aggiunge la frutta, si mischia un poco e si versa nella teglia unta con il burro e spolverata con la farina.
In questo dolce io ho messo le mele ma si possono sostituire con pere, banane o pesche purché non sia frutta molto acquosa.
domenica 15 settembre 2013
15 dicembre ( diario di A. )
La pioggia scroscia dalle grondaie e ruscella giù per le strade in discesa. Gocciola monotona nel secchio di zinco al centro della mia camera, a tre palmi dal mio letto. In notti come questa quando il freddo sembra attorcigliarti le viscere è difficile avere buoni pensieri. Ma il freddo non viene dalla pioggia d'inverno, nasce dentro di me, sgorga la dove una domanda si forma "perchè , perché a lui e non a me "
Ma nessun saggio, nessuna parola che sia mai stata scritta o detta avrebbero una risposta da darmi.
Ma nessun saggio, nessuna parola che sia mai stata scritta o detta avrebbero una risposta da darmi.
sabato 14 settembre 2013
Angelo custode
Questo è l'angelo custode che aspetta
una piccina che nascerà presto
E tutto fatto a mano compresa la sottoveste e i mutandoni
venerdì 13 settembre 2013
i miei racconti: la macina
La Macina
è una giornata piovosa e sto qui, in cantina, ho voglia di silenzio.
Davanti a me ho un tavolo il cui ripiano è una vecchia macina di mulino e come una ruota d'orologio ha scandito tane vicende della mia famiglia.
Mio nonno , così orgoglioso del suo mulino, arrampicato sulle rocce che costeggiano il rio in novembre e dicembre sempre gonfio d'acqua necessaria per la macinazione delle castagne ormai pronte dopo il lungo periodo d'essiccazione nel metato.
Ricordo quel viottolo che entra ed esce dai castagneti, in parte tagliato nella roccia e la gente che lo percorreva quasi in processione con i sacchi delle castagne secche, portati dalle donne sul capo e dagli uomini sulle spalle.
Al mulino veniva gente dai paesi vicini ed era un'occasione per scambiarsi notizie.
Noi ragazzi l'estate, quando i genitori nelle ore più calde andavano a letto si scappava per andare nel canale ad infilarci in quelle pozze ombrose e fredde che s'erano formate dove l'acqua scendeva in piccole cascate.
Di quel mulino ricordo la stanza con le due macine, il via vai di gente, cinghie piene di polvere, tutto era impolverato, le persone, le ragnatele e soprattutto il nonno che ogni tanto scrollava la testa , sempre infarinata.
Era una polvere che potevi assaggiare, dolce di farina di castagne.
I nonni nel periodo della macinazione abitavano al mulino, al piano di sopra c'era un unica stanza con il pavimento di tavole sconnesse e quando il nonno riposava era la nonna che lavorava al piano di sotto.
Quando le macine cambiavano rumore perché la farina si stava riscaldando troppo, il nonno si svegliava di botto e attraverso quelle tavole sconnesse gridava alla moglie che stava nella stanza di sotto tutto il repertorio di parolacce e moccoli che conosceva.
Ma lei che era sorda non lo sentiva allora lui scendeva giù per la scaletta di legno e la cacciava fuori a forza di gestacci.
Però io alla sordità della nonna non ci credevo tanto perché la domenica alla messa rispondeva senza mai sbagliare e poi era sorda solo quando il nonno era arrabbiato, forse era il suo modo per non litigare con il marito.
Ci fu un autunno particolarmente piovoso e in quegli ultimi tre giorni aveva piovuto come non s'era mai visto e quella notte ci s'era messo anche un forte vento.
I nonni erano in paese quando i rami e il terriccio avevano formato nel rio, su a monte,uno sbarramento che sotto la forte spinta dell'acqua aveva ceduto improvvisamente facendo precipitare in basso una cascata di pietre , rami, fango ed acqua e pure il mulino di cui era rimasto in piedi soltanto il muro posteriore con porta e finestra.
Giù in basso, vicino al sentiero, bloccata nella sua corsa da un grosso castagno era rimasta una macina.
Seguirono giorni tristi e il nonno spesso s'incamminava sul sentiero con il suo cappello logoro e la sua figura curva che si appoggiava ad un bastoncello. Andava a sedersi presso il canale sulla sua macina.
Credo che mio padre in quel periodo, poco cristianamente, si sia preso la sua vendetta.
Il nonno non gli aveva mai perdonato a lui cavatore con lavoro saltuario d'aver messo incinta la figlia maggiore portandogli
" il disonore in casa ".
Ho sentito una volta mio padre dire al nonno : "perché non ci dite ora che voi avete il mulino e il pane sicuro mentre io vivo alla giornata ?
è inutile che andate a sedervi sulla macina se io fossi nei vostri piedi me la legherei al collo e mi butterei dove l'acqua è più fonda ".
La mamma spesso dopo la perdita del mulino di nascosto dal babbo mi mandava a portare un po' di cibo ai nonni.
Poi un giorno il nonno fu trovato morto nel canale, dissero che ormai vecchio e con il passo malfermo vi era caduto.
Ma crescendo ho creduto che vi si fosse buttato perché il pane chiesto ai figli ,per lui tanto orgoglioso, si faceva ogni giorno più amaro.
Diciotto anni, forse un po' meno, rivedo me stessa non bellissima ma giovane , forte e piena d'amore per questa terra che tanti cominciavano ad abbandonare. Me ne scappavo ogni pomeriggio vicino al sentiero a sedermi sulla macina nascosta tra le fronde dei castagni.
Aspettavo che passassero sul sentiero i cavatori perché in quei giorni veniva su dalla pianura per lavorare nelle cave un ragazzo alto e con i capelli chiari ; non ho mai visto bene il suo volto, ma la sua schiena si, quella la ricordo bene.
Mi sembra ancora di vederla ampia e muscolosa con la camicia che il sudore vi faceva aderire disegnandovi al centro una striscia bagnata e scura. Ricordo le sue gambe lunghe e le sue risa mentre passava sulle pietre per attraversare il canale.
Gli altri cavatori avevano un passo diverso , c'era nel loro camminare tutta la stanchezza d'una giornata di duro lavoro, ma lui no, sembrava appena uscito di casa.
Un giorno anche quel sentiero è scomparso, sono venuti uomini con i picchetti e dopo poco sono arrivate le ruspe per fare la strada che collega i paesi dei monti alla pianura.
Ed è proprio su quella strada che con un trattore e braccia robuste è stata portata nella mia casa la macina e ne abbiamo fatto un tavolo.
Vi passo sotto la mano; sento la forma di un cuore inciso da due innamorati prima di celebrare nel bosco le loro nozze segrete.
mercoledì 11 settembre 2013
il convertito
m'è tornato in mente un qualcosa che avevo letto parecchi anni fa ma non ricordo dove.
Diceva più o meno questo:
C'era n missionario nel 1500 che trovandosi in terra santa sperava di convertire un suo buon amico al cristianesimo, quest' uomo era quasi convinto ed ammirava l'opera del missionario.
Un giorno gli disse che prima di prendere una decisione voleva recarsi a Roma.
Il buon missionario pensava " se questo va a Roma e vede tutto quello che succede lì non si converte più.
Quando l'uomo ritornò disse al missionario : " sai, ho deciso di farmi cristiano perché se nonostante quello che stanno facendo, la chiesa continua ad esistere c'è davvero qualcuno che la protegge
Diceva più o meno questo:
C'era n missionario nel 1500 che trovandosi in terra santa sperava di convertire un suo buon amico al cristianesimo, quest' uomo era quasi convinto ed ammirava l'opera del missionario.
Un giorno gli disse che prima di prendere una decisione voleva recarsi a Roma.
Il buon missionario pensava " se questo va a Roma e vede tutto quello che succede lì non si converte più.
Quando l'uomo ritornò disse al missionario : " sai, ho deciso di farmi cristiano perché se nonostante quello che stanno facendo, la chiesa continua ad esistere c'è davvero qualcuno che la protegge
martedì 10 settembre 2013
di questo diario
Di questo diario ritrovato ( di Argia ) pubblicherò soltanto ciò che mi sembra giusto, perché alcune pagine sono troppo intime, troppo dolorose e mi sembrerebbe una violazione alla memoria.
18 ottobre ( dal diario di A )
18 ottobre
Ti ringrazio perché ancora una volta i miei occhi si sono aperti e vedo sui bassi colli le nubi frangiarsi d' oro mentre il sole sta sorgendo.
Perché nonostante il dolore d' una vita riesco ancora ad alzare gli occhi al celo senza maledirlo. Nonostante abbia imparato da tempo quanto sia fragile la vita, mi rassicura guardare il susseguirsi delle stagioni ed altre vite di qualunque forma seguire il proprio corso come fiume inesauribile con l'unica coscienza d'esistere, di rinnovarsi senza porsi umani, dolorosi perché.
Ti ringrazio perché ancora una volta i miei occhi si sono aperti e vedo sui bassi colli le nubi frangiarsi d' oro mentre il sole sta sorgendo.
Perché nonostante il dolore d' una vita riesco ancora ad alzare gli occhi al celo senza maledirlo. Nonostante abbia imparato da tempo quanto sia fragile la vita, mi rassicura guardare il susseguirsi delle stagioni ed altre vite di qualunque forma seguire il proprio corso come fiume inesauribile con l'unica coscienza d'esistere, di rinnovarsi senza porsi umani, dolorosi perché.
lunedì 9 settembre 2013
le mie ricette: crocchette di patate ( POLPETTE )
Questo è un piatto facile a farsi ed è economico.
Ingredienti : un kg. di patate, 3 uova, tre o quattro
cucchiai di pane grattugiato, 100 gr. di formaggio pecorino grattato,
una manciata di basilico o di prezzemolo, due spicchi
d'aglio sale e pepe.
Si lessano bene le patate, si scolano poi si schiacciano bene.
Si tritano fini aglio e basilico o prezzemolo e quando le patate
sono tiepide vi si aggiungono tutti gli ingredienti .
SI mischia bene e con le mani si formano le crocchette ( polpette ) di solito
noi le friggiamo in olio bollente ma chi non le vuole fritte
può cuocerle in forno, basta ungersi le mani ogni volta che
formiamo una crocchetta metterle in una teglia rivestita con
carta da forno e si cuociono a temperatura un po' alta.
La quantità del pane può variare, dipende dall'umidità
delle patate e dal peso delle uova .
domenica 8 settembre 2013
15 febbraio ( diario di A. )
15 febbraio
Si può volare anche se chiusi tra quattro mura o fermi in un letto.
Lì non s'ha paura d'esser soli anzi spesso si ha il bisogno di silenzio intorno a noi.
Dove, come nasce questa " cosa " ? Di preciso non lo so, ma può nascere dentro di noi, in ciascuno di noi. Forse certe cose ci salvano dalla disperazione, è una difesa , è un dono ?
Non lo so, forse è la nostra anima che non vuol morire e ci tende una mano. Forse prima che ciò accada bisogna conoscere l'inferno della vita , e credimi io l'ho visto !
Dopo aver passato metà della notte a piangere, il sole batte sul vetro della casa vicina, si riflette sul muro della mia camera illuminando una macchia verde.
Quella macchia m'ha fatta uscire e m'ha portato via da qui , non verso ricordi.
Ho" visto " muschi che ricoprono tronchi e rocce, tappeti di foglie morte e sotto di esse i primi segni di una nuova stagione, insetti che si muovono frettolosi, nuovi germogli, e qualche croco che si affaccia tra i muschi.
"Sento " nel bosco lontano il cinguettare degli uccelli che si trasforma in canto, di quel bosco io sento l'odore, l'odore che emana la selva bagnata dalla pioggia di ieri sera.
Ogni bosco ha profumi diversi a secondo degli alberi e del sottobosco che vi si trovano, profumi diversi se il bosco è curato dagli uomini oppure se è soltanto la natura che se ne prende cura .
Se continuo a tenere gli occhi chiusi," vedo, sento" quel bosco, i suoi alberi con i rami spogli che si disegnano contro il cielo pulito di questa mattina.
Più di rado io vedo, percepisco persone, non so quale sia la parola giusta per questo, ma sono luoghi, persone ed altro che non fanno parte della mia memoria.
Quando "vedo" persone , pur non avendole davanti se sapessi disegnare mi piacerebbe riportarle su un quaderno tanto mi sono chiari volti ed espressioni.
Dietro ogni espressione sento che c'è una storia ed ecco che dopo giorni, quando penso a tutt'altre cose, improvvisamente come il dipanarsi d'una matassa , la storia, il vissuto di quella persona m'è chiaro.
sabato 7 settembre 2013
venerdì 6 settembre 2013
cactus
i giorni scorsi sono bastate poche gocce di pioggia ed ecco il risultato
questa estate sono fioriti 3 volte. Oltre a belli sono molto profumati
peccato che la fioritura duri poche ore
la cosa peggiore
Dalla stanza vicino mi giungono voci dal televisore ;sono voci di guerra. C'è un qualcosa che giustifichi la guerra? Penso di no .
Diceva mio padre che in guerra spesso gli uomini diventano peggio delle bestie e lui come tutti quelli della sua età la guerra l'avevano vissuta.
Di cose terribili ne ho ascoltate tante e non parlo di armi ma di quanto una guerra può trasformare gli uomini, anche se alcuni nei momenti peggiori sono capaci di scegliere.
Possibile che non ci sia altra strada, con tante persone che verranno coinvolte siano pochi uomini a decidere ? Tanto loro dalle guerre si terranno lontani , fisicamente intendo, loro e le loro famiglie.
Diceva mio padre che in guerra spesso gli uomini diventano peggio delle bestie e lui come tutti quelli della sua età la guerra l'avevano vissuta.
Di cose terribili ne ho ascoltate tante e non parlo di armi ma di quanto una guerra può trasformare gli uomini, anche se alcuni nei momenti peggiori sono capaci di scegliere.
Possibile che non ci sia altra strada, con tante persone che verranno coinvolte siano pochi uomini a decidere ? Tanto loro dalle guerre si terranno lontani , fisicamente intendo, loro e le loro famiglie.
Alfonsina y el mar
Ho appena finito di ascoltare ( o guardare ?) un video ; Alfonsina y el mar cantata da Mercedes Sosa.
Fino a ieri non conoscevo ne Alfonsina ne la voce di Mercedes : sono bellissime piene di una dolce melanconia.
Fino a ieri non conoscevo ne Alfonsina ne la voce di Mercedes : sono bellissime piene di una dolce melanconia.
raccolto di fagioli
Questo è il mio raccolto di fagioli, seccati e pronti per il prossimo inverno.
Sono vecchie varietà ma cambiano perché tutti gli anni trovo una o più
piante con caratteristiche diverse penso che con l'aiuto degli insetti vengano
ibridate.
i miei racconti: Giulia e il poeta
Giulia e il Poeta
La Giulia bella e già trentenne in paese era considera una zitella, tutte le sue coetanee erano sposate con figli.
Non che le fossero mancate le occasioni per farsi una famiglia , era una ragazza sana e di bell'aspetto, alcuni giovani avevano provato a corteggiarla più o meno a lungo ma poi avevano finito con lo stancarsi.
Giulia era considerata troppo superba , la verità è che lei voleva un altro, voleva Oreste.
Oreste non era quello che può dirsi un bell'uomo , era sulla cinquantina aveva le gambe corte e il busto lungo come quello di un uomo normale, quando stava tra la gente preferiva stare seduto così sembrava alto come gli altri.
Oreste aveva fatto solo la terza elementare ma aveva letto qualche libro ed aveva scoperto che con le parole poteva giocare, così più spesso del necessario faceva citazioni di belle frasi o scriveva poesie , magari prendendo in prestito belle frasi che aveva letto , tanto in paese erano, quasi tutti analfabeti e nessuno le conosceva.
Con le donne in particolare faceva sfoggio del suo sapere e così lo chiamavano il poeta.
La Giulia s'era innamorata delle sue parole ed era sicura che rispecchiassero il suo animo sensibile ,gentile e capace come nessuno di capire la bellezza.
Così finirono ad incontrarsi prima di nascosto e poi in pubblico. Il vecchio padre di lei gli diceva di lasciarlo perdere, che non era uomo da farsi famiglia , non aveva mai lavorato, in cava aveva paura , emigrare per lavorare nelle miniere come avevano fatto in tanti non ci pensava nemmeno e poi con quella fissa di scrivere....
La Giulia non sentiva ragione e così come spesso fanno i figli faceva il contrario di quello che il padre le diceva e dopo un po' essendo rimasta incinta si posarono.
Fece presto Giulia ad accorgersi che il suo poeta era innamorato solo delle parole che riusciva a scrivere. A Giulia toccava di lavorare nei campi un po' da un proprietario un po' dall'altro in cambio di cibo per il figlio ed il marito ,in poco tempo sul suo viso erano comparse rughe d'amarezza.
ma pur lavorando tanto quei bimbi che ora erano due avevano freddo e il giorno stavano a letto sotto le coperte per riscaldarsi un po' e quando la sera non riuscivano a dormire per la fame la Giulia cercava di addormentarli a forza di raccontargli fole.
Poi in casa cominciò ad esserci cibo a sufficienza e la sera c'era legna per il focolare ed il poeta non fece mai domande.
Ad aiutare Giulia erano quegli uomini che aveva rifiutato ma se questi chiesero qualcosa in cambio non si sa.
La Giulia bella e già trentenne in paese era considera una zitella, tutte le sue coetanee erano sposate con figli.
Non che le fossero mancate le occasioni per farsi una famiglia , era una ragazza sana e di bell'aspetto, alcuni giovani avevano provato a corteggiarla più o meno a lungo ma poi avevano finito con lo stancarsi.
Giulia era considerata troppo superba , la verità è che lei voleva un altro, voleva Oreste.
Oreste non era quello che può dirsi un bell'uomo , era sulla cinquantina aveva le gambe corte e il busto lungo come quello di un uomo normale, quando stava tra la gente preferiva stare seduto così sembrava alto come gli altri.
Oreste aveva fatto solo la terza elementare ma aveva letto qualche libro ed aveva scoperto che con le parole poteva giocare, così più spesso del necessario faceva citazioni di belle frasi o scriveva poesie , magari prendendo in prestito belle frasi che aveva letto , tanto in paese erano, quasi tutti analfabeti e nessuno le conosceva.
Con le donne in particolare faceva sfoggio del suo sapere e così lo chiamavano il poeta.
La Giulia s'era innamorata delle sue parole ed era sicura che rispecchiassero il suo animo sensibile ,gentile e capace come nessuno di capire la bellezza.
Così finirono ad incontrarsi prima di nascosto e poi in pubblico. Il vecchio padre di lei gli diceva di lasciarlo perdere, che non era uomo da farsi famiglia , non aveva mai lavorato, in cava aveva paura , emigrare per lavorare nelle miniere come avevano fatto in tanti non ci pensava nemmeno e poi con quella fissa di scrivere....
La Giulia non sentiva ragione e così come spesso fanno i figli faceva il contrario di quello che il padre le diceva e dopo un po' essendo rimasta incinta si posarono.
Fece presto Giulia ad accorgersi che il suo poeta era innamorato solo delle parole che riusciva a scrivere. A Giulia toccava di lavorare nei campi un po' da un proprietario un po' dall'altro in cambio di cibo per il figlio ed il marito ,in poco tempo sul suo viso erano comparse rughe d'amarezza.
ma pur lavorando tanto quei bimbi che ora erano due avevano freddo e il giorno stavano a letto sotto le coperte per riscaldarsi un po' e quando la sera non riuscivano a dormire per la fame la Giulia cercava di addormentarli a forza di raccontargli fole.
Poi in casa cominciò ad esserci cibo a sufficienza e la sera c'era legna per il focolare ed il poeta non fece mai domande.
Ad aiutare Giulia erano quegli uomini che aveva rifiutato ma se questi chiesero qualcosa in cambio non si sa.
mercoledì 4 settembre 2013
i miei racconti: Signori che si divertono
Qualche ora fa ho letto su di un blog un commento a quello che è accaduto tempo fa tra una commessa svizzera e una ricca americana e questo m'ha ricordato un personaggio che è vissuto dalle mie parti il quale al contrario di questi nuovi " signori " si divertiva ad essere scambiato per un poveraccio.
Questo signore era un ricco impresario del marmo delle mie parti, avvocato ed aveva pure un alta carica nel governo . Soltanto quando si recava a Roma si vestiva come richiedeva la sua carica, ma quando era in zona vestiva come il più lacero dei suoi operai. Un giorno si recò in una rivendita d'auto di lusso e il commesso vedendolo entrare già ridacchiava, quando l'uomo si avvicinò ad un auto lussuosa il commesso gli disse " vi piace, la volete comprare? " " No questa no, è troppo piccola per me" Allora il giovane commesso con un sorriso maligno gli mostra l'auto più bella e più cara " Questa vi va bene ? " "Ecco questa è proprio quella che volevo , domani mando l'autista a ritirarla "
"A, questa vi va bene ....... e come la pagate? " Dice il giovanotto ridendo senza pudore in faccia a quello che lui riteneva un poveruomo il quale gli risponde " in contanti, come sempre "
E tira fuori, dalla giacca sdrucita il denaro necessario e lasciò pure una bella mancia al commesso che era serio ed aveva abbassato il capo, mortificato per la brutta figura e che forse quel giorno aveva imparato qualcosa
Questo signore era un ricco impresario del marmo delle mie parti, avvocato ed aveva pure un alta carica nel governo . Soltanto quando si recava a Roma si vestiva come richiedeva la sua carica, ma quando era in zona vestiva come il più lacero dei suoi operai. Un giorno si recò in una rivendita d'auto di lusso e il commesso vedendolo entrare già ridacchiava, quando l'uomo si avvicinò ad un auto lussuosa il commesso gli disse " vi piace, la volete comprare? " " No questa no, è troppo piccola per me" Allora il giovane commesso con un sorriso maligno gli mostra l'auto più bella e più cara " Questa vi va bene ? " "Ecco questa è proprio quella che volevo , domani mando l'autista a ritirarla "
"A, questa vi va bene ....... e come la pagate? " Dice il giovanotto ridendo senza pudore in faccia a quello che lui riteneva un poveruomo il quale gli risponde " in contanti, come sempre "
E tira fuori, dalla giacca sdrucita il denaro necessario e lasciò pure una bella mancia al commesso che era serio ed aveva abbassato il capo, mortificato per la brutta figura e che forse quel giorno aveva imparato qualcosa
conserva di pomodoro
Io la conserva di pomodoro la faccio in due modi; con soli pomodori e con aggiunta di "odori ", quando faccio quest' ultima procedo in questo maniera, metto a cuocere i pomodori ben lavati e tagliati in due o tre pezzi. Mentre i pomodori cuociono prendo alcuni spicchi d' aglio, un bel po' di basilico, una cipolla e alcune carote e le trito molto fini. Dopo che i pomodori hanno bollito per circa un quarto d'ora spengo il fuoco e li lascio freddare un po', poi prendo uno scolapasta grosso, vi metto sopra un canovaccio di cotone ( sempre lavato a mano e privo di residui di sapone ) e vi verso sopra circa la metà dei pomodori cotti in modo che perdano acqua. Metto tutti i pomodori cotti assieme e li passo per separarli da semi e bucce, poi metto al fuoco il passato di pomodori con gli odori e lascio che bollano per pochi minuti e sempre lasciandoli bollire inizio a invasare la conserva in vasi di vetro ben puliti che appena pieni chiudo e capovolgo per sterilizzare anche il tappo, vasi che dopo un po' rimetto dritti e prima di riporre aspetto che siano freddi e sottovuoto.
Per la conserva di solo pomodoro procedo nello stesso modo ma non metto gli odori.
E consigliabile usare tappi nuovi e per la quantità di odori regolarsi in base alla quantità di pomodori.
Per la conserva di solo pomodoro procedo nello stesso modo ma non metto gli odori.
E consigliabile usare tappi nuovi e per la quantità di odori regolarsi in base alla quantità di pomodori.
lunedì 2 settembre 2013
le mie ricette: cetriolini sottaceto fai da te
Fare cetriolini sottaceto in casa è cosa facile specialmente se abbiamo orto o giardino con qualche pianta di questi. Basta prendere i cetrioli quando sono ancora piccoli ,sfregarli con un canovaccio per togliere le piccole spine , salarli lasciandoli interi e metterli per qualche ora in uno scolapasta per fargli perdere un po' d'acqua. Poi si sciacquano bene, si asciugano e si sistemano nei vasi ricoprendoli d' aceto.
domenica 1 settembre 2013
una lettera da Massaciuccoli
Da questa terra d' acque guardo su, in alto ai miei monti azzurri.
Cattedrali di marmo, immense quali mai ha sognato di costruire mano d'uomo.
Cime protese, in gara nel loro desiderio d' altezze e le nubi che con esse giocano in abbracci di luce.
Guardo questa terra non meno ricca di vita e il volo lento , pigro degli uccelli, un volo che non ama le altitudini ne giocare con il vento.
Guardo l'acqua che il remo smuove, ha color di melma e vedo altre acque, pozze chiuse da pochi sassi ricoperti di muschio che spariscono e riaffiorano sul fianco della montagna e si fan rumore e schiuma, inzuppano fronde e radici.
Si piegano i rami a gettar sprazzi di luce sopra calme pozze che hanno un brivido la dove un ala le sfiora. Io sono come il mirto che ho trapiantato in questa terra, sopravvive ma s'è ingiallito; non ha più fatto ne bacche ne fiori.
Guardo su alla mia terra dove la pietra si fa pane e pianto. Guardo a quel monte che mi ha chiesto il più alto dei tributi e aperto ferite a cui non c'è lenimento, non ho visto il mio ragazzo farsi uomo come non avevo visto farsi bianca la testa di mio padre.
Eppure mi mancano quei monti e il mio paese, ne ricordo ogni angolo di strada e rivedo una giovane donna che a piedi scalzi corre incontro al suo figlio stanco.
Cattedrali di marmo, immense quali mai ha sognato di costruire mano d'uomo.
Cime protese, in gara nel loro desiderio d' altezze e le nubi che con esse giocano in abbracci di luce.
Guardo questa terra non meno ricca di vita e il volo lento , pigro degli uccelli, un volo che non ama le altitudini ne giocare con il vento.
Guardo l'acqua che il remo smuove, ha color di melma e vedo altre acque, pozze chiuse da pochi sassi ricoperti di muschio che spariscono e riaffiorano sul fianco della montagna e si fan rumore e schiuma, inzuppano fronde e radici.
Si piegano i rami a gettar sprazzi di luce sopra calme pozze che hanno un brivido la dove un ala le sfiora. Io sono come il mirto che ho trapiantato in questa terra, sopravvive ma s'è ingiallito; non ha più fatto ne bacche ne fiori.
Guardo su alla mia terra dove la pietra si fa pane e pianto. Guardo a quel monte che mi ha chiesto il più alto dei tributi e aperto ferite a cui non c'è lenimento, non ho visto il mio ragazzo farsi uomo come non avevo visto farsi bianca la testa di mio padre.
Eppure mi mancano quei monti e il mio paese, ne ricordo ogni angolo di strada e rivedo una giovane donna che a piedi scalzi corre incontro al suo figlio stanco.
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