lunedì 25 febbraio 2013

i miei racconti: Una tardiva lettera ( primo post)

                                                               

Una tardiva lettera
          
Erano le mani del padre , mai alzate su di me per una carezza, mai alzate su di me per punirmi. Mani torte, larghe come attrezzi da lavoro, di cavatore e contadino con un pollice che mancava per metà e due vecchie cicatrici confuse tra le rughe.

Ora che non ci sei e la mia età si fa vicina alla tua comincio a capire.
 Non sopportavo la tua indifferenza.

Ora comincio a capire che la tua era accettazione , era resa là dove non si può lottare contro la morte che ci porta via un figlio o la grandine che distrugge il lavoro di una stagione.

Ricordo di una volta che, con un rastrello in mano , stavo guardando una vipera mentre tu non visto da me mi stavi osservando e mi hai detto: ”Non ammazzarla perché se l’hanno messa al mondo si vede che a qualcosa serve”.
Non avevi studiato il rispetto per la natura ma lei faceva parte di te da sempre.
         

                                   Poteva esser un antico canto.
                                   Poteva esser cielo o pietra
                                   Tempo che non muore.
                                          
                                   Ma è solo un torto tralcio
                                   Predato de’ suoi frutti
                                  Che s’orla d’un silenzioso pianto
                                   Mentre dalle stoppie arse
                                   Sale l’ultimo filo d’incenso
                                   A benedire il giorno che muore
                                   Al limitar del campo.


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