venerdì 3 aprile 2015

i miei racconti: la LISENA




Quel caldo pomeriggio di fine estate, Oreste se ne stava seduto sul portico godendosi l'ombra del pergolato d'uva fragola che iniziava a maturare,stava in canottiera e teneva i piedi appoggiati alla ringhiera.
Oreste era tornato a casa dopo alcuni anni di lavoro in una miniera del Belgio.
 Era tornato per rimanere, lui abituato a lavorare all'aperto, ad infilarsi sotto terra non ce la faceva più.

Quando la vide passare per lui fu come un colpo d'aria fresca.

Camminava sul sentiero in basso, a piedi nudi, con passo leggero, indossava un vestitino sbracciato di mussola che lasciava immaginare un corpo snello e muscoloso.

 Con la mano sinistra portava una brocca e sul capo teneva in equilibrio una secchia ambedue di rame lucido e colme d'acqua, riempite alla fonte, all'unica fontana che c'era in paese, giù nella parte bassa dove c'erano i lavatoi.

Anche se Oreste dalla sua posizione non ne vide la faccia non ebbe dubbi; quella era la Lisena, nessuno in paese aveva capelli così rossi e ricci.

"Certo", pensò Oreste, "Che è cambiata un bel po'"

Lui, prima di partire la vedeva sempre seduta sui muretti a giocare , e spesso la bimba si recava in casa sua, andava da sua madre che faceva la  sarta per chiederle i "cencetti", piccoli ritagli di tessuto, per vestire la bambola.

La Lisena arrivata all'angolo della strada, davanti alla marginetta, con la mano libera si fece il segno di croce e scomparve dalla sua vista svoltando dietro l'alto muro in pietra.

Oreste sorrise e pensò :

" Chi sa se ancora dorme con quella brutta bambola di pezza piena di segatura e di rammendi?".

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