martedì 8 novembre 2016

i miei racconti: il tempo delle fole


A novembre iniziava il tempo delle veglie e delle fole



Quando i giorni si facevano più corti e le notti più lunghe nelle strade del paese c'era sempre qualcuno che nel buio della sera chiudeva la porta, ma non con la chiave....non c'erano chiavi,  poi con la famiglia, parlottando a bassa voce....chi sa perché nel buio si parla più piano, si recava dai vicini.

Si andava dopo aver cenato, sarebbe stato da maleducati arrivare durante la cena mettendo gli amici in imbarazzo perché il cibo era appena sufficente per la loro famiglia.

Si stava nelle cucine dai bassi soffitti sorrette da travi di castagno....a volte, ma non sempre qualcuno aveva un lume a olio e quelle erano le case dove si vedeva meglio per lavorare.

Andavano a veglio, le donne si sedevano in cerchio davanti al camino, avevano bisogno di un po' di luce per lavorare a maglia, facevano calzini e maglie con lana grigia e pungente delle loro pecore e se erano maglie per bimbi o ragazze vi aggiungevano qualche filo colorato.

Gli uomini quasi sempre sedevano al tavolo dove talvolta c'era un fiasco di vino leggero.

Qualcuno chiedeva alle donne di fargli posto per fare le caldarroste nel camino, che poi mangiavano tutti assieme.

Quando c'erano dei bimbi giocavano spesso seduti a terra su di una logora coperta o stando sulla scala di legno che portava al piano superiore.

Quante storie e quante fole si raccontavano in quelle cucine!

Se c'erano dei bimbi i racconti non erano mai apertamente "sboccati", però si usava raccontare storie di "streghi" e di paure a cui forse credevano pure gli adulti e i bimbi avevano poi brutti sogni....

C'era il periodo in cui si scartocciava il granturco ed allora i vicini andavano una sera dall'uno ed una sera dall'altro aiutandosi a vicenda.

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