lunedì 24 marzo 2014

lettere di antifascisti

quando sentiamo parlare della resistenza al fascismo pensiamo a qualcosa d'ormai lontano, a gruppi di persone ecc...  Ma questi giorni sto leggendo una raccolta di lettere scritte da antifascisti dal carcere e dal confino; è un vecchio libro privo della copertina che ho acquistato alla fiera da una bancarella di una ONLUS.
E mentre leggo le lettere che i prigionieri avevano spedito a madri, mogli, fidanzate ed amici è come entrare un poco in quella che fu la vita di tante singole persone diverse per età, estrazione sociale e per cultura ma tutti avevano fatto la scelta di stare dalla stessa parte. Quella parte che ritenevano giusta.

questa poesia fa parte di una lettera inviata dal prof. universitario Guido Calogero alla moglie come lui stesso scrive  __ e allora m'è venuto fatto questo" preludio alle nozze d'argento "

Firenze 12 marzo 1942

Qualche filo tra i capelli ormai s'è fatto grigio,
qualche ruga un suo vestigio lascia intorno agli occhi belli;
la tua dolce aperta mano che premuta un dì tremo
or già grandi i nostri figli sulla fronte accarezzò.
Ma rammenti, ma rammenti quanto giovane era il sole
ed il giugno sue parole ripetea nei molli venti?
Nella luce Meridiana andavamo accanto accanto,
e al di là del nostro incanto ogni cosa era lontana.
Tutto il resto era disperso nel bagliore della gioia,
non un atomo di noia incideva il cielo terso:
rossa come il corallo la certezza della vita
era scritta e definita sopra un cielo di cristallo.
S'avventava il baldo cuore per le vie della speranza,
era il mondo angusta stanza per quell'impeto d'amore;
ma pur limpida e severa era l'anima più fonda,
una pace più profonda non avea la dolce sera.
Or più saggia è a speranza, più modesto i vecchio cuore,
e un suo regno i nostro amore seppe farsi in breve stanza:
ma a luce di quel giorno, quell'incanto e quella pace
fu per noi segno verace di una via senza ritorno.
Qualche filo alle tue tempie ormai s'è fatto bianco,
d'un sorriso un po' più stanco il tuo sguardo si riempie:
ma la molle bianca mano che premuta un dì tremò
oggi è ancor più dolce e cara che nel tempo che passò.


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